Il Giappone, nel 2010, ha ceduto la seconda posizione nella scala dell’economie più grandi del mondo alla Cina. Il PIL del Giappone, in termini nominali, è stato pari a 5474,2 miliardi di dollari, contro i 5878,6 dollari della Cina, secondo le statistiche rilasciate oggi dal governo giapponese.
Il Giappone era salito al secondo posto, davanti alla Germania Ovest, nel 1968. Esiste ancora un ampio divario tra la Cina e la più grande economia del mondo: gli Stati Uniti, il cui PIL ha raggiunto 14.660 miliardi l'anno scorso. Ma secondo stime della Banca mondiale e di numerose istituzioni finanziarie, la Cina potrebbe superare gli Stati Uniti entro il 2025. Secondo il FMI però il PIL pro-capite del Giappone resta dieci volte superiore a quello cinese.
La Cina ha da anni un tasso di crescita vicino o superiore al 10%, con un PIL cresciuto del 10,3% in termini reali anche nel 2010. L'economia giapponese, l’anno scorso, ha subito una grave recessione in concomitanza della crisi globale. Il PIL, che aveva avuto una contrazione del 1,2% in termini reali nel 2008 e 6,3% nel 2009, è cresciuto del 3,9% nel 2010, ma questo non è stato sufficiente a conservare all'arcipelago la seconda posizione. L'economia giapponese è stata sostenuta nei primi nove mesi dell'anno dalle esportazioni verso i mercati emergenti, in particolare verso la Cina, il suo maggior partner commerciale, e dai sussidi governativi temporanei che hanno favorito i consumi. In autunno, i consumi sono stati frenati dalla fine dei programmi di sostegno. Le autorità hanno infatti cessato di sostenere l'acquisto di veicoli 'ambientali' e poi ha ridotto il contributo disponibile per l'acquisto di televisori, frigoriferi e condizionatori d'aria più efficienti e più economi nel consumo di energia. Un altro ostacolo alla crescita è arrivato anche dal fatto che entro la fine dell'anno, le autorità hanno ridotto la spesa per investimenti e introdotto una nuova tassa sulle sigarette che ha pesato sui consumi. Inoltre il Giappone deve stringere la cinghia per ridurre il suo enorme debito stimato a circa il 200% del suo PIL. Finora anche il fattore di sostegno per l'economia: le esportazioni si sono ridotte nel quarto trimestre, ostacolate dalla rivalutazione dello yen, che nell’ estate del 2010 ha raggiunto il suo livello più alto degli ultimi quindici anni contro il dollaro e nove anni nei confronti dell'euro, danneggiando la competitività delle imprese giapponesi all'estero.
Il Giappone era salito al secondo posto, davanti alla Germania Ovest, nel 1968. Esiste ancora un ampio divario tra la Cina e la più grande economia del mondo: gli Stati Uniti, il cui PIL ha raggiunto 14.660 miliardi l'anno scorso. Ma secondo stime della Banca mondiale e di numerose istituzioni finanziarie, la Cina potrebbe superare gli Stati Uniti entro il 2025. Secondo il FMI però il PIL pro-capite del Giappone resta dieci volte superiore a quello cinese.
La Cina ha da anni un tasso di crescita vicino o superiore al 10%, con un PIL cresciuto del 10,3% in termini reali anche nel 2010. L'economia giapponese, l’anno scorso, ha subito una grave recessione in concomitanza della crisi globale. Il PIL, che aveva avuto una contrazione del 1,2% in termini reali nel 2008 e 6,3% nel 2009, è cresciuto del 3,9% nel 2010, ma questo non è stato sufficiente a conservare all'arcipelago la seconda posizione. L'economia giapponese è stata sostenuta nei primi nove mesi dell'anno dalle esportazioni verso i mercati emergenti, in particolare verso la Cina, il suo maggior partner commerciale, e dai sussidi governativi temporanei che hanno favorito i consumi. In autunno, i consumi sono stati frenati dalla fine dei programmi di sostegno. Le autorità hanno infatti cessato di sostenere l'acquisto di veicoli 'ambientali' e poi ha ridotto il contributo disponibile per l'acquisto di televisori, frigoriferi e condizionatori d'aria più efficienti e più economi nel consumo di energia. Un altro ostacolo alla crescita è arrivato anche dal fatto che entro la fine dell'anno, le autorità hanno ridotto la spesa per investimenti e introdotto una nuova tassa sulle sigarette che ha pesato sui consumi. Inoltre il Giappone deve stringere la cinghia per ridurre il suo enorme debito stimato a circa il 200% del suo PIL. Finora anche il fattore di sostegno per l'economia: le esportazioni si sono ridotte nel quarto trimestre, ostacolate dalla rivalutazione dello yen, che nell’ estate del 2010 ha raggiunto il suo livello più alto degli ultimi quindici anni contro il dollaro e nove anni nei confronti dell'euro, danneggiando la competitività delle imprese giapponesi all'estero.
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