Il rischio è un aumento del già elevato prezzo del petrolio e di altre materie prime, come ad esempio quello che è stato osservato nel 2008. Solo che questa volta potrebbe rimanere a livelli elevati per lungotempo. Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve (Fed) non può essere ritenuto responsabile di tensioni sociali nei paesi in via di sviluppo, eppure esiste un legame tra la flessibilità delle condizioni monetarie, i prezzi mondiali delle materie prime e le attività finanziarie. La Fed ha condotto con successo, una politica monetaria accomodante per evitare una seconda crisi importante. Ma per la seconda fase di emissione della moneta, per un totale di 600 miliardi dollari (440 miliardi di euro), occorre una precauzione ulteriore perchè l'impatto inflazionistico è grande. A quasi 100 dollari al barile, l'inflazione è sostenuta dal prezzo del petrolio e viene iniettata nell'economia globale. L'instabilità politica è un fattore secondario per spiegare il fenomeno. I prezzi dei prodotti alimentari e di altre materie prime, sono meno suscettibili ai problemi del Medio Oriente, ma sono aumentati vertiginosamente. Si va verso un grande rischio dove gli aumenti dei generi alimentari, insieme a condizioni di vita sulle sponde mediterrane dell’Africa e del Medio Oriente, ormai inaccettabili in occidente, faccia da combustile a tanti movimenti di "liberazione", nella maggioranza dei casi ostili al mondo occidentale. Gli Stati Uniti e la maggior parte delle economie occidentali sono in condizioni migliori e partecipano ai festeggiamenti della crescita delle economie emergenti. Un rapporto di gennaio sul vasto settore dei servizi dell'economia Usa ha riferito che la spinta inflazionistica è la più alta dall'agosto 2005 e ha inserito un forte rialzo dei prezzi. Come recentemente ha detto Charles Bean, vice governatore della Banca d'Inghilterra, se l'inflazione esterna è molto alta, la banca centrale ha una sola scelta: adottare misure forti per affrontare le sorgenti nazionali d'inflazione, anche se la ripresa economica nel Regno Unito rimane fragile. Il 3 febbraio, Jean-Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea (BCE) ha ridotto le attese di un rialzo dei tassi suggerendo che l'inflazione spinta dai prezzi dell'energia dovrebbe essere transitoria. Oggi ha ribadito il suo pensiero auspicando che i paesi dell’Eurozona nel 2011 intraprendano, comunque, politiche capaci di ridurre i deficit. La Banca Centrale d'Australia ha recentemente rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita per i prossimi anni. Ci sono rialzi dei tassi di tutto il mondo. Cina, India e Brasile hanno inasprito le condizioni monetarie, così come ha fatto adesso l'Indonesia. I paesi occidentali forse dovrebbero fare altrettanto. Gli asset dei mercati, dove i prezzi sono saliti alle stelle, si troveranno presto ad affrontare rischi e saranno costretti a passare da una politica monetaria molto accomodante ad una più rigorosa.
giovedì 10 febbraio 2011
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