venerdì 22 febbraio 2013

L’aria, il biocarburante del futuro

Un gruppo di ricercatori britannici della Air Fuel Synthesis, una piccola e intraprendente start up inglese ha da poco messo a segno un’impresa a dir poco epocale estraendo benzina dall’aria, attraverso un processo chimico basato sull’interazione dell’idrogeno presente nell’acqua con il diossido di carbonio che vi è nell’atmosfera, l'aria che respiriamo potrebbe quindi essere il bicarburante del futuro. Una vera e propria rivoluzione che potrebbe trasformare tutto il settore dei carburanti e, al tempo stesso, annientare uno dei principali gas serra presenti nell’atmosfera. Così si potrebbe dare un nuovo volto al mondo intero, attenuando gli effetti disastrosi della crisi energetica e il riscaldamento globale. Questi studiosi sono infatti riusciti a produrre, in una piccola raffineria a Stockton-on-Tees, nel nord-ovest del Regno Unito, ben cinque litri di benzina usando solo anidride carbonica e vapore d’acqua. Si tratta quindi di una benzina pulita, sintetica, ben lontana da quella proveniente da fonti fossili che allo stato attuale si trova in tutte le nostre vetture, auto, moto, bus, camion e via dicendo. Non stupisce che i giornali inglesi abbiano dedicato alla notizia le prime pagine, con tanto di titoloni che gridavano al “sacro graal della green economy”. Finalmente una benzina pulita che si potrebbe produrre su larga scala senza il bisogno di grandi investimenti per realizzare nuove infrastrutture. I risultati, nel giro di pochi anni, potrebbero essere enormi anche se attualmente il progetto è ancora in fase di studio (e i costi per la creazione del carburante ancora troppo alti). Tuttavia una volta abbattuto l’ostacolo economico (la storia dimostra che è solo questione di tempo), la benzina prodotta dall’aria potrebbe essere all’ordine del giorno. Ad appoggiare il progetto c’è anche un nome che è una garanzia: la storica Institution of Mechanical Engineers, l’istituzione britannica attiva dalla metà del 1800 nel campo della ricerca scientifica.

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