Ieri all'apertura del Salone di Parigi diversi produttori hanno fatto presente le loro preoccupazioni per il mercato automobilistico europeo che andrà a rilento anche nel 2013, e per questo alle autorità presenti e a Bruxelles, alcuni di loro, hanno chiesto più flessibilità e un minor costo del lavoro nella UE. L'amministratore delegato Philippe Varin della PSA Peugeot Citroën, numero due nel mercato europeo, nel corso di un incontro con la stampa ha previsto un 2013 con incrementi delle vendite attorno allo zero o leggermente negative, dopo un calo dell'8% di quest'anno. La situazione sembra migliorare nel medio termine, in una prospettiva di mercato di tre anni, con ricaduta nel 2015 non molto diversa dal 2012, ha aggiunto. In una intervista a Le Figaro, questa analisi è stata condivisa dal leader della Renault, Carlos Ghosn, che ha parlato di un ,nella migliore delle ipotesi stabile o, più probabilmente, un pò in calo. Il gruppo ha anche rivisto al ribasso le sue previsioni per il mercato europeo di circa -8% nel 2012, con qualche difficoltà maggiore in Francia. Christian Klingler, membro del consiglio della casa automobilistica numero 1 in Europa, la tedesca Volkswagen, è meno pessimista per il mercato europeo e ha dichiarato che si aspetta "un mercato fondamentalmente in rapido miglioramento in Europa". Questo pesa soprattutto sui produttori più dipendenti dalla Europa che sono PSA e Renault in Francia e Fiat in Italia. La PSA, in difficoltà finanziarie, ha già messo in atto una serie di misure volte a ridurre i costi a fronte di vendite di auto in calo in Francia, Spagna e Italia. In particolare ha voluto ridurre di 8.000 unità i lavoratori in Francia dello stabilimento di Aulnay-sous-Bois, vicino a Parigi, ma ha previsto anche tagli per diversi miliardi di euro in altri settori, sperando di recuperare a partire dal 2014.Renault ancora non si è pronunziata sui tagli di forza lavoro, ma non è più sicura di superare i suoi record di vendite quest'anno, come sperava ancora pochi mesi fa. La crisi in Europa sta costringendo i produttori ad adattarsi. Per l'AD del gruppo PSA-Peugeot-Citroen, Varin, la capacità produttiva dovrebbe essere ridotta nel Vecchio Continente e il suo gruppo non può essere l'unico che viaggia in questa direzione. La stampa di recente ha scritto di possibili chiusure di siti Fiat, ma anche negli Stati Uniti la Ford prevede di perdere un miliardo di dollari quest'anno nel Vecchio Continente, insieme alla Opel, filiale tedesca di General Motors. L'Opel ha già messo in parziale cassa integrazione più di 11.000 dipendenti in Germania il mese scorso, la metà della sua forza-lavoro nel paese. Va bene invece per la BMW, il suo manager Alfred Rieck responsabile-vendite ha dichiarato all'AFP: "Questo è un momento difficile. E' importante avere un piano per uscire dalla crisi. Noi abbiamo questo piano e sono sicuro che troveremo una soluzione per uscire". Al contrario della Opel, la BMW non farà ricorso alla cassa integrazione parziale, perchè Ian Robertson responsabile vendite e marketing, ha dichiarato che "la domanda su alcuni prodotti supera la nostra capacità di produzione." Altri produttori hanno scelto di andare contro corrente, come la casa automobilistica giapponese Toyota, che si aspetta una maggiore redditività quest'anno in Europa e di aumentare le vendite, dato che presto lancerà nuovi modelli, consolidando la posizione di leader nel settore delle auto ibride.
venerdì 28 settembre 2012
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