Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia (AIE) in una relazione dettagliata pubblicata la settimana scorso l'Iraq potrebbe diventare il secondo produttore mondiale di petrolio e sconvolgere l'attuale equilibrio globale del mercato dell'energia. Il paese invaso dagli Stati Uniti nel 2003, dovrebbe da solo poter coprire la metà della crescita della produzione mondiale di petrolio nel decennio in corso, raddoppiando il tasso di estrazione di 6,1 milioni di barili entro il 2020, grazie ai giacimenti giganti nel sud, nei pressi di Bassora. Nel mese di agosto, 3,3 milioni di barili al giorno sono stati estratti dai pozzi del paese, un cambio di marcia che non si vedeva dal 1979. Questo ha permesso a Baghdad di diventare il secondo paese più grande produttore del cartello dell'OPEC, avendo superato la produzione, nel mese di giugno, dell'Iran. Questa previsione è inferiore ai 9 milioni di barili che consentono gli accordi di produzione sottoscritti con le "major". Tuttavia, secondo l'IEA, nel corso dei prossimi venti anni, l'Iraq sarà il primo paese per aumento dell'offerta globale di petrolio. Il paese potrebbe diventare il secondo maggiore esportatore di greggio superando la Russia nel 2030. Un colpo di fortuna senza precedenti che pioverà in un paese lacerato recentemente dalla guerriglia che avrà un costo di 8,3 milioni di barili al giorno nel 2035. Sfruttando al massimo i pozzi potrebbero fornire una media di 200 miliardi di euro e quintuplicare la dimensione dell' economia nazionale. Per un confronto, l'Arabia Saudita ha pompato nel mese di agosto 10 milioni di barili al giorno. "L'ambizione dell'Iraq di aumentare la sua produzione non è certo limitata dalla dimensione delle sue risorse e al loro costo di produzione", ha scritto l'AIE. Gli ostacoli sono enormi. Il paese deve prima riuscire a mobilitare in modo efficace 500 miliardi dollari d'investimenti richiesti per superare il traguardo degli 8 milioni di barili al giorno, circa un decimo del reddito da lavoro. Esso quindi dovrà lavorare sempre di più per ottenere una parvenza di unità nazionale. Le esportazioni della regione autonoma del Kurdistan, nel nord, sono stati più volte interrotte da tensioni con Baghdad. Un altro grande ostacolo è e sarà l'accesso all'acqua, che potrebbero pesare negativamente sulle esportazioni di petrolio, ha detto l'AIE. Servono l'equivalente di 8 milioni di barili al giorno di acqua, - tanto quanto serve da pompare nelle sabbie bituminose nel sud del Golfo, per estrarre i relativi barili di petrolio.
domenica 4 novembre 2012
L'Iraq raddoppierà la produzione del petrolio entro il 2020
Pubblicato da economicamente alle 10:24
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