lunedì 31 dicembre 2012

In Gran Bretagna sale la tensione fra pro ed euro scettici

Ampio servizio sul Times di Londra di oggi sulle scelte che mostrano le positività di rimanere o uscire dalla UE. Robert Lea, editore industriale, si fa portavoce della comunità d'affari più influente della Gran Bretagna che si è impegnata a sostenere la scelta di mantenere la Gran Bretagna nell'Unione europea. In una chiamata inequivocabile alle armi nel dibattito sull'adesione all'Unione europea, la CBI afferma oggi che la Gran Bretagna può ritagliarsi un nuovo ruolo nel commercio mondiale. John Cridland, direttore generale della CBI (Confederation of British Industry) una delle più importanti organizzazioni industriali della Gran Bretagna che rappresenta aziende del settore privato e pubblico, nel suo messaggio per il nuovo anno alle 240 mila aziende che ne sono membri, ha affermato: "Non si può tergiversare - si organizzi un comitato più forte per garantire accordi commerciali all'interno della UE. Al contrario David Cameron, primo ministro UK, è pronto a dare agli elettori la possibilità di rifiutare l'adesione della Gran Bretagna all'Unione europea utilizzando un referendum come punto di riferimento. Nella sua scommessa, Cameron invita il pubblico a sostenere un rapporto più flessibile con Bruxelles che spera di negoziare nei prossimi anni, ma è pronto a dare al paese la possibilità di dire "no" a un tale accordo, un risultato che potrebbe effettivamente essere visto come un voto per uscire dalla UE, almeno sui termini. C'è ancora un acceso dibattito a Downing Street su come il Primo Ministro deve inquadrare la Gran Bretagna che va incontro ad un pericolo reale restando ai bordi della UE, ha dichiarato ieri Tony Blair. La Gran Bretagna può decidere di aderire all'euro in cinque anni, ha aggiunto Tony Blair, ma ha avvertito che il paese sta correndo grossi rischi di rimanere una nazione meno attraente per gli investimenti. Un gruppo di politici di alto livello a Bruxelles pensa che se la Gran Bretagna dovesse rimanere all'interno della UE potrebbe diventare una "nazione lobby", trovandosi a competere con le grandi aziende e gruppi d'interesse speciale per cercare di influenzare la politica di Bruxelles. Alcuni personaggi di spicco hanno messo in guardia la Gran Bretagna di non fare la fine della Norvegia. Il proporre lo status di nazione di "seconda categoria" nell'Unione europea, per la Gran Bretagna si tratta di affrontare un radicale cambiamento nel modo di pensare dei più forti sostenitori di un'Europa unita. Essi vorrebbero suggerire che il Regno Unito possa diventare un "membro associato" con programmi che non portino a rimanere nel mercato unico dell'UE, di essere spogliata del suo commissario a Bruxelles, dei deputati e del suo diritto di veto in seno al Consiglio europeo. La Norvegia, paese ricco di petrolio, che con i referendum per due volte ha respinto l'adesione all'Unione europea, ha preso il 75% di tutta la legislazione da Bruxelles a partire dal 1992, pur non avendo voce in capitolo sul suo contenuto. Essa ha formalmente conservato la sua sovranità, ma in pratica non c'è molta distinzione tra il suo status attuale e la piena adesione all'Unione europea, sia nel rapporto interno che esterno.

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