venerdì 3 febbraio 2012

India Cina e Brasile, avanti tutta

Rahul Bajaj, grande industriale indiano, ha detto, a chi gli chiedeva se fosse possibile andare avanti senza essere contagiati dalla crisi europea: “Certo che no, se la crisi europea si aggrava è impossibile non essere contagiati. Niente è impossibile nei prossimi tre anni: potremmo crescere solo del 6%. Per noi un punto è il disastro: il Paese non può finanziare il suo piano d'inclusione sociale e il Governo non fa le riforme”. A confermarlo è Sinha Janmejaya, presidente di Boston Consulting Group per l’Asia: “entro nove anni nasceranno 3.500 nuove industrie miliardarie e saranno tutte asiatiche”. Ciò a riprova del potere di sviluppo e di espansione del continente asiatico, soprattutto in rapporto alle difficoltà di Europa e America. Con tassi di crescita rispettivamente dell’8% e del 7%, Cina e India si candidano ad essere veri e propri poli attrattivi per investimenti in ogni campo. Se la Cina ha dimostrato segnali di frenata e di flessione dei tassi di crescita, l’India continua il suo sviluppo inarrestabile, forte di un’economia di 1.700 miliardi che, secondo il Boston Consulting Group, diventerà la prima al mondo nel 2050, e di un’economia basata, essenzialmente sui consumi interni, a differenza di quella cinese che si basa molto sull’export. Di fronte alla crisi economica che avanza in Europa e negli Stati Uniti, appare sempre più chiaro che gli equilibri mondiali sono sull’orlo del cambiamento, o forse sono già cambiati. Il Brasile è la sesta economia del mondo. Secondo il Centre for Economics and Business Research (Cebr), prestigioso istituto britannico indipendente: il Brasile ha sorpassato il Regno Unito nella sua World Economic League Table 2011, piazzandosi al sesto posto per Pil al mondo, dietro Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e Francia. Dalla crescita del 7,5% nel 2010 alla disoccupazione ai minimi storici, passando per un avanzo commerciale record di 22,5 miliardi di dollari dal primo gennaio 2011, il Brasile è quindi sempre più elogiato dalla stampa “che conta”. Come se non bastasse sia la Coppa del Mondo di calcio del 2014 che le Olimpiadi di Rio del 2016 sembra abbiano trasformato il Paese dalla patria ideale per gli investimenti speculativi “mordi e fuggi” a un’opportunità di medio-lungo periodo da non perdere. Nel 2011 la crescita brasiliana è stata almeno del 3%, mentre l’Italia è ufficialmente in recessione. I dati economici di giganti demografici come India, Cina e Brasile, dimostrano senza ombra di dubbio che il futuro apparterrà all’est, ai paesi del Bric e non più al binomio Usa-Europa.

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