martedì 3 gennaio 2012

Nel Regno Unito, numeri da brivido: i debiti privati al 950% del Pil

L'ufficio nazionale di statistica britannico (Office of National Statistics), nell'ultimo suo rapporto denso di numeri e dati che, a detta di molti esperti, risultano spesso difficili da decifrare, fa un quadro non molto edificante della situazione economica del Regno Unito. Il rapporto tra debiti privati e Pil è superiore al 450%, mentre il rapporto che si riferisce al settore finanziario è calcolato al 250%. I dati forniti da Morgan Stanley sono ben superiori a quanto è affermato nel Budget Report del Tesoro del Regno Unito, che pur fanno rabbrividire: I dati forniti descrivono con un grafico di "Haver Analytics, di Morgan Stanley Research, che non ci sono solo i paesi cosiddetti "PIIGS". Il rapporto tra debiti privati e Pil è infatti, secondo gli esperti della banca americana, pari a ben il 950% e i debiti del settore finanziario, rapportato al Pil e considerati da soli, corrispondono a un valore superiore al 600%. Una delle cause principali della rivoluzione industriale, ancora oggi attuale, è la domanda. Come Jonathan Glancey scrive in un suo articolo ultimamente apparso sulla stampa britannica (Farlo alla tedesca, 31 dicembre 2011), l'industria manifatturiera è importantissima sia all'interno di una nazione che all'esterno, per l'esportazioni. Le cause del declino industriale della Gran Bretagna, accusano gli investitori, i lavoratori e gl'imprenditori, sono soprattutto i politici miopi e, ironia della sorte, coloro che credono intoccabile nel capitalismo, il libero mercato, sono questi che hanno distrutto l'industria. Se non si producono beni si perdono i mercati. Il problema è quel miglio quadrato all'interno della città di Londra dove la classe dirigente del settore dei servizi finanziari fa soldi senza investire nella produzione britannica, un miglio quadrato protetto da un veto che il primo ministro britannico ha esportato in Europa, il che non aiuta l'industria britannica. La domanda di beni è la chiave per alleviare la recessione, ma se non c'è una quantità proporzionale per i beni "made in Britain" si perde l'essenza di un'economia mista che è la chiave di prosperità a lungo termine. I problemi del Regno Unito sono rimasti in secondo piano, forse, per troppo tempo. Che l'economia del paese non versasse in buone acque è confermato dai vari dati macroeconomici pubblicati di recente. Ma sempre di recente, è il debito del paese che sta iniziando a spaventare il mondo intero.

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