domenica 8 gennaio 2012

L'unione fiscale per la UE è un passaggio obbligato

Le risoluzioni dell'ultimo vertice hanno i loro limiti nella fattibilità giuridica e politica, ma questi limiti non possono frenare le ambizioni di un gruppo dirigente. In Europa, la questione di come la crisi dell'unione monetaria è superabile, senza cadere nella profondità del conflitto politico ha innescato - o, ancora una volta, ha riportato alla luce - sentimenti nazionali che decenni di convivenza pacifica e il successo economico sembravano aver seppellito una volta per sempre. In Germania hanno reagito riportando alla ribalta lo stereotipo dei greci pigri, non sensibili al teutonico richiamo sul consolidamento fiscale. Così, in Grecia, i tedeschi, non solo in termini di popolarità, sono scivolati verso l'ultimo posto, il confronto con il regime nazista nei media è ormai all'ordine del giorno - e non solo in Grecia. Alla fine sarà solo una questione di tempo, rompere il dibattito fondamentale su come sarà il domani dell'Europa, che oggi è rimasta senza risposta alla proposta "Maastricht". Il Cancelliere Helmut Kohl, il 6 Novembre 1991 al Bundestag, aveva detto: "L'unione politica è la controparte essenziale per l'Unione economica e monetaria. La storia più recente, non solo in Germania, c'insegna che l'idea che si potesse ottenere una unione economica e monetaria senza unione politica nel lungo periodo, è assurda." Ora è il momento in cui l'unione fiscale è il percorso d'oro per un'Europa di pace da mettere per sempre sotto l'ombrello di una casa politica comune. Come in medicina la diagnosi deve precedere la terapia, così le proposte per risolvere la crisi devono andare nella direzione giusta dopo un'adeguata analisi delle cause principali. L'idea di mettere in comune le riserve degli Stati membri è scioccante? Quando l'unione monetaria fu lanciata nel gennaio 1999, gli undici partecipanti non si erano tenuti lontano da cosa s' intende per un'area valutaria ottimale. Anche se non si deve sovrastimare il valore profetico di questa teoria, vista l'eterogeneità degli Stati membri - attraverso l'espansione a 17 oggi - ma fin dall'inizio poteva essere vista come problematica. L'ex presidente francese Jacques Chirac ha parlato della più grande avventura dell'umanità monetaria. Si può essere anche scettici su questa terminologia, resta il fatto che è stato comunque un esperimento eccezionale. In ogni caso, tutti i responsabili erano consapevoli che l'unione monetaria sarebbe stata tutt'altro che un'autostrada. Oggi bisogna piuttosto concentrare tutti gli sforzi sulla lotta contro la debolezza intrinseca dell'attuale fase. Purtroppo, succede il contrario. Dal primo giorno, gli sviluppi decisivi sono andati nella direzione sbagliata. Quattro sono le aree principali in cui intervenire:

- L'andamento dei prezzi e dei salari sono aumentati troppo perdendo competitività e aumentando il deficit delle partite correnti in alcuni paesi.

- In particolare in Irlanda e Spagna il boom edilizio sfrenato si è concluso con un crollo, con gravi conseguenze per il settore bancario e per la finanza pubblica.

- L'ultima violazione del patto di stabilità e crescita, effettuata dalla Germania e dalla Francia, è fallita.

- La crisi finanziaria ha rivelato le carenze di regole e di vigilanza.

Il dibattito sulla crisi del debito pubblico, tra l'altro, ha spinto per una "terapia" che risolvesse questioni importanti facenti parte del background di ogni paese. Qui, la crisi dell'unione monetaria può essere superata solo se il risanamento delle finanze pubbliche sia accompagnata da riforme strutturali. Un primo cambiamento drammatico in politica di bilancio si è avuto in Italia, ma senza una ripresa stabile della crescita stessa, il trattamento d'urto di politica fiscale è destinato a fallire. Questa affermazione vale anche per paesi come la Spagna o il Portogallo, per non parlare del caso della Grecia, primo in graduatoria.

0 commenti: