mercoledì 18 gennaio 2012

È guerra aperta tra UE e le agenzie di rating

BRUXELLES. - Appena eletto presidente dell'Europarlamento, il socialista Martin Schulz ha lanciato il suo anatema: "Bisogna dire un no chiaro al sistema delle agenzie di rating, che sono una minaccia per il progetto europeo", ha detto. "Cresce il sospetto che anonime agenzie con sede a New York siano più potenti di governi democraticamente eletti", ha aggiunto. La sua dichiarazione è avvenuta quasi in contemporanea alla nota di nuovi declassamenti che anche oggi Standard & Poor's hanno fatto abbassando il rating della Cassa depositi e prestiti italiana, delle Poste italiane, di Generali e Unipol come di diverse aziende pubbliche francesi, tra cui il colosso dell'energia Edf, la Rte di trasporto elettrico e la compagnia ferroviaria transalpina Sncf. La mannaia dell'agenzia internazionale ha colpito anche la Bei, Banca europea investimenti, le cui prospettive sono ora "negative". Ed altri declassamenti sono in arrivo nei prossimi giorni nei confronti delle aziende di quei Paesi (nove) che hanno subito il taglio del rating venerdì scorso. Mentre brucia ancora il declassamento del fondo salva-stati Efsf, al quale ieri è stata tolta la tripla A (ora AA+). Oggi, la Commissione Ue si è schierata con il presidente della Bce, Mario Draghi, chiedendo agli Stati membri di aumentare la dotazione del fondo."I fondi di soccorso della Ue hanno la forza per dare l'assistenza necessaria ai paesi che sono oggetto di un programma di aiuti, ma al tempo stesso conviene rafforzare la loro potenza di fuoco perchè bisogna aumentare la loro potenza preventiva", ha detto il portavoce del commissario Ue Olli Rehn. "Serve un effetto dissuasivo per convincere i mercati che possiamo fare fronte a tutte le eventualità", ha aggiunto. Il rafforzamento deve riguardare sia i mezzi a disposizione che gli scopi. L'Unione europea si sente sotto attacco e reagisce, rifiutandosi di farsi dettare l'agenda dalle agenzie di rating. Ieri, il commissario agli affari economici e monetari le aveva definite uno strumento del capitalismo finanziario Usa. E oggi, il suo portavoce ha rilanciato spiegando che Rehn non intende demonizzare il capitalismo, ma porre l'accento sul fatto che il potere "delle agenzie di rating è detenuto in pochissime mani, tutte con basi fuori dalla Ue". Una teoria del complotto rigettata dal membro tedesco del direttorio della Bce, Joerg Asmussen. "Tali supposizioni si possono anche facilmente ridimensionare ricordando che anche gli Usa sono stati declassati l'anno scorso da un'agenzia di rating statunitense", ha detto al tabloid Bild. In occasione di un'audizione alla Camera, l'agenzia di rating Fitch ha rivendicato la sua indipendenza e autonomia ammettendo che in passato qualche errore di valutazione è stato fatto. Ma le agenzie di rating sono in questo momento tutto meno che popolari. Unica consolazione: l'indicazione giunta da Fitch e Moody's che non seguiranno S&P e non toglieranno all'Efsf, almeno per ora, la nota di tripla A. Comunque il deterioramento del rating sovrano di nove paesi europei da parte di Standard & Poor, venerdì 13 gennaio, ha riacceso il dibattito sulla urgenza di creare una Agenzia europea di valutazione. L'idea è ora supportato dai vari economisti e politici, tra cui François Hollande, candidato alle prossime elezione presidenziali in Francia, che ha riaffermato, in un'intervista alla stampa francese, che l'idea è nel programma del PS. Questo progetto, tuttavia, solleva diversi interrogativi: quale forma potrebbe avere una nuova agenzia di rating europea? Quale sarebbe il valore aggiunto? Visione anglo-sassone e visione europea. Gli argomenti a favore della creazione di un'agenzia di rating europea sono molti. In primo luogo, si avrebbe una maggiore concorrenza in un settore ormai dominato da tre giocatori. Standard and Poors, Moody e Fitch Ratings che di fatto controllano oltre il 90% del mercato, una situazione che dà alle tre grandi, una grande capacità di influenza. Creazione di una nuova agenzia di rating sarebbe un modo per offrire una maggiore diversità di opinioni, nella misura in cui una nota è un parere espresso sulla base di un'analisi. Alcuni ritengono anche che l'attuale struttura di valutazione del settore finanziario non permette un'adeguata considerazione delle problematiche specifiche per l'Europa. A volte viene criticato come le "Big Three" fanno affidamento su una visione anglosassone con una valutazione finanziaria, incentrata sulle preoccupazioni degli investitori degli Stati Uniti. Il presidente della Autorità dei mercati finanziari (AMF), Jean-Pierre Jouyet, da parte sua ha detto che "la sensazione è che la pubblicità è un pò più dirompente per gli stati europei rispetto ai risultati delle banche Usa". Per ottenere un approccio più adeguato al contesto europeo, il ministro tedesco degli affari esteri Guido Westerwelle ha anche richiesto la creazione di "un'agenzia di rating, indipendente, europea, che non abbia interessi politici o economici in Europa in modo che ne possa difendere meglio gl'interessi. "Queste agenzie possono utilizzare meglio di altri indicatori di valutazione dei rischi, o almeno pesare diversamente i criteri esistenti". La questione della compensazione da parte dei clienti-investitori, sarebbe risolta con il pagamento da parte degli investitori, a patto che la nuova agenzia europea abbia la capacità di evitare i rimproveri rivolti ai "Big Three" in termini di indipendenza.

Ente pubblico o agenzia privata? Ciò richiederebbe ulteriori chiarimenti sullo stato della nuova agenzia. Un'agenzia di rating pubblica potrebbe affrontare la sfiducia degli investitori, che potrebbero mettere in dubbio la sua indipendenza dal governo e degli stati che avrebbe il compito di valutare. Inoltre, tale soluzione è stato chiaramente respinta nel settembre 2011 dal Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. Per quanto riguarda l'ipotesi di un'agenzia privata, la società di consulenza Roland Berger in Germania, ha ricevuto mandato, nell'autunno del 2011, di studiare la creazione di un'agenzia di rating europea con sede a Francoforte, che prenda la forma di una fondazione e che abbia il sostegno del settore pubblico e finanziario privato.

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