domenica 6 novembre 2011

Il Flop del G20 di Cannes

Ogni giorno che passa appare sempre più chiaro lo scenario povero di risultati riportati dal G20 di Cannes, dove l'unica cosa su cui tutti sembrano aver raggiunto l'accordo è la debolezza dell'Italia dopo la Grecia e la necessità di tutoraggio per la classe dirigente italiana. Giovedì sera a Cannes si è svolto un episodio divertente, dove i rappresentanti delle maggiori economie del mondo erano bloccati davanti uno schermo televisivo per seguire il dibattito parlamentare in Grecia - come se il destino della crescita mondiale dipendesse da un paese mediterraneo sotto i 22 milioni di abitanti. Mentre il primo ministro greco, George Papandreou, riusciva a ottenere la fiducia del suo parlamento, il G20, i cui membri rappresentano quasi il 90% della ricchezza globale, sembravano appesi ad un ennesimo episodio del dramma greco, troppo poco per un gruppo dirigente. Mai l'Europa è apparsa così debole sullo scenario internazionale. L'Eurozona non è stata in grado, in quasi due anni, di risolvere la questione del debito sovrano greco. Non è riuscita a prevenire gli effetti di un possibile contagio che potrebbero interessare l'Italia di oggi. Tutto questo ha dimostrato gravi lacune dell'unione monetaria, dove la necessità di salvare prima le banche che hanno in pancia miliardi di debito greco, soprattutto quelle franco-tedesche, ha prevalso sulla necessità di un razionale intervento forte attraverso un fondo creato ad hoc con un volume importante di risorse. Certo gli USA, dove era scoppiata nel 2008 la crisi delle banche, oggi non è in grado di dare una mano consistente agli alleati europei per risolvere la questione, con il debito che si ritrovano 3 volte superiore al PIL, Barack Obama si è presentato a Cannes con le tasche vuote. Oggi Washington non sembra in grado nemmeno di votare il suo piano per rilanciare l'occupazione. Sulla Croisette sono state le principali economie dei paesi emergenti a brillare iniziando dalla Cina. Nuovo paesaggio finanziario globale: il debito è a nord, le risorse al sud. Sarà difficile per gli europei salvare l'euro con i loro soldi. Rousseff, il presidente del Brasile, ha riassunto bene il pensiero dei suoi compagni dei paesi emergenti "BRIC" (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), affermando che non aveva "alcuna intenzione" di finanziare il Fondo europeo per la stabilità finanziaria (EFSF). "Perché dovremmo farlo noi, se non lo fanno gli europei"? ha chiesto maliziosamente. Ha poi continuato esprimendo l'esigenza di usare con cautela le riserve accumulate dal suo paese "con il sudore del popolo brasiliano". Anche il presidente cinese Hu Jintao e il presidente russo Dmitry Medvedev non capiscono le sottigliezze di potenziare con il contagocce l'EFSF, sembra quasi si voglia giocare in sicurezza e non andare al FMI per aiutare i paesi europei che necessitano di aiuti. Dopo tutto, essi una volta davano lezione ai malati del Sud del mondo per i loro debiti. È giusto oggi che anche i paesi europei subiscano le dure condizioni del FMI.Il colpo basso però è arrivato da un paese europeo. Il primo ministro britannico David Cameron ha accolto con favore i progressi della zona euro nella risoluzione della crisi, pur riconoscendo che il Regno Unito sta "preparando i piani" per essere in grado di far fronte ad una eventuale scomparsa della moneta unica.

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