venerdì 25 novembre 2011

Il debito sovrano dei paesi UE dopo Strasburgo

Dopo il nulla di fatto del mini-vertice di Strasburgo, anche gli stati più forti della Unione Europea rischiano di essere attaccati. Già qualche avvertimento si era avuto con il flop della vendita dei Bund tedeschi, ma è il costo del finanziamento del mercato è poco sopportabile nel tempo prima di considerare una serie di fallimenti in paesi come la Spagna o l'Italia. A Strasburgo il cancelliere tedesco Angela Merkel, il capo dello Stato francese Nicolas Sarkozy e il primo ministro italiano Mario Monti, hanno dato il via ad una nuova serie d' intensi negoziati. Una data importante sarà il Consiglio europeo del 9 dicembre, che può essere preceduto da un nuovo incontro il giorno prima. Nel frattempo, i negoziati dovrebbero acquistare velocità, ma in questa fase, non si vede davvero la via d'uscita a causa delle differenze tra gli Stati, soprattutto tra la Francia e la Germania. Per esempio, la Francia sta discutendo per un intervento massiccio da parte della BCE per l'acquisto di titoli di stato, scelta rifiutata con forza da parte della Germania. Le differenze non sono meno profonde sulla creazione di obbligazioni europee, anche se lo strumento è, in ogni caso, un progetto a lungo termine.Già dal mese di maggio 2010 la BCE sta acquistando titoli per sostenere la Grecia, Portogallo e Irlanda, in primo luogo, poi a partire dall'estate del 2011 per Italia e Spagna, ma in proporzioni che sono limitate. L'idea avanzata dalla Francia, tra gli altri, è quella di amplificare notevolmente il campo di azione della BCE per allinearla alla U. S. Federal Reserve statunitense. Nel confronto, la BCE ha acquistato circa 200 miliardi di euro di debito degli Stati UE in difficoltà, mentre la Fed detiene più di sei volte il volume rispetto al debito Usa. La Germania si oppone all'estensione di tali acquisti visto che i trattati vietano alla BCE di stampare euro per sostenere gli Stati membri della zona euro. È vero, ma nel frattempo la BCE ha già dimostrato di saper dare una risposta pragmatica alla crisi in corso. La chiave è quella di sapere se può continuare ad agire in questo modo senza frustrazioni per l'incapacità dei leader europei di approntare altri strumenti per la gestione della crisi. Il rafforzamento del fondo di salvataggio europeo di stabilità finanziaria EFSF annunciato, si sta rivelando estremamente laborioso e in questa fase non può fermare il contagio della crisi della zona euro. Per ora, la Germania si fa forte su quanto è stato concordato al summit del 26 ottobre, vale a dire il rafforzamento del fondo di salvataggio. Ma questo è molto complicato, è la maggior parte degli Stati dell'Eurozona e gli esperti ritengono che questo annuncio non è più sufficiente per evitare che la crisi diventi galoppante. Il cancelliere tedesco è costretto a imporre una riforma del trattato al fine di porre una pietra miliare sulla disciplina di bilancio, idea che sta molto a cuore alla Germania. Ma questo requisito, ancora una volta richiede tempo per rivedere il testo, e non può, a breve giro intervenire sull'emergenza. Inoltre in questo momento il sistema bancario si sente particolarmente minacciato a causa della caduta delle azioni bancarie. Una caratteristica unica della crisi profonda partita quest'estate è proprio come le banche hanno incominciato a soffrire per i problemi di indebitamento degli Stati. Contagio dovuto al fatto che alcune istituzioni sono in possesso di grandi quantità di debito dei paesi in difficoltà, siano essi titoli greci o italiani, per le banche francesi, per esempio. Di conseguenza, la fiducia, nella solidità delle banche, si è incominciato ad indebolire sul mercato interbancario e il finanziamento stesso è stato appesantito da questo cambiamento. Ora, le banche sono in realtà in prima linea nella crisi, da qui la recente decisione di tentare di ripristinare un minimo di fiducia, ricapitalizzando le sessanta più importanti istituzioni europee. Un'altra prospettiva per un intervento " bazouka" potrebbe venire da una soluzione concordata tra il FMI e la BCE, che non avrebbe bisogno di passaggi parlamentari nella UE. Già La BCE nei giorni scorsi ha prospettato d'intervenire a favore delle banche con prestiti della durata di 2 o 3 anni, rispetto ad 1 anno attualmente previsto. Un ulteriore ribasso del tasso di riferimento BCE ai primi di dicembre ed un lasso di tempo del finanziamento alle banche molto più lungo, potrebbero dare alla politica economica europea il tempo per decidere quale strada intraprendere.

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