giovedì 17 novembre 2011

4.000 miliardi di € sono i soldi nascosti nei paradisi fiscali

Secondo Gabriele Zucman, ricercatore presso la Scuola di economia di Parigi: "E' pari a circa 4.000 miliardi di euro, il tesoro nascosto nei paradisi fiscali di tutto il mondo, cioè circa l'8% delle attività finanziarie delle famiglie. Lo scienziato ha studiato la "ricchezza mancante nelle varie nazioni", e garantisce i risultati nel suo sito. Secondo la sua analisi, il denaro non dorme mai e riesce a fuggire all'occhio del fisco dei vari paesi, così alimenta il sistema finanziario, compresi i fondi di investimento. "Non c'è da stupirsi, dice, perchè investire in un fondo, che a sua volta investe in titoli statunitensi, nelle scorte di vario genere in Brasile, ecc., che può accumulare più contanti su un conto corrente magari in Svizzera, per esempio, che è gestito da un terzo che porta nel mondo la ricchezza ormai priva di nazionalità. Il denaro nascosto nel segreto bancario dei vari paradisi fiscali provengono principalmente da paesi europei e del Golfo. Ma gli europei, soprattutto i paesi ricchi, rimangono esperti mondiali in evasione fiscale "in quanto possiedono la maggioranza delle attività in gestione del più grande paradiso fiscale, la Svizzera", dice l'economista. Secondo Zucman, l'evasione fiscale più semplice è fatto da un bonifico bancario ordinario, lontano dalle valigie immaginarie, piena di contanti trasportati nel bagagliaio di una autovettura. Se la creazione di una società di comodo per evitare le tasse è una condizione necessaria se non indispensabile, gli altri si accontentano di aspettare il pagamento dei loro stipendi. "Molti dei dipendenti del settore finanziario di Londra, ora ricevono i loro salari direttamente in un conto in Jersey. Spesso, inoltre, come dipendenti di aziende multinazionali ricevono il loro stipendio su un conto a Cipro, per esempio, "ha detto il ricercatore. La ragione è che queste aziende realizzano gran parte dei loro profitti nei paradisi fiscali". Bastava pensarci. L'ironia della sorte sta nel fatto che Gabriel Zucman ha lavorato con dati completamente pubblici, raccolte dal FMI. Eppure, nonostante i tentativi del G20, i paradisi fiscali vanno a gonfie vele. Proprio perché gli Stati Uniti e l'Unione Europea non si coordinano. Inoltre un' eventuale applicazione della cosiddeta Robin tax ( la tassa sulle transazioni finanziarie) è sgradita non solo agli USA, ma anche a paesi facenti parte della UE come la Gran Bretagna. Per quest'ultima c'è il timore "ufficiale" che possa perdere di peso la borsa londinese, ma indubbiamente anche una contabilizzazione delle operazioni di scambio di capitali, potrebbe incidere sulla privacy delle operazione a favore delle conoscenze dei vari stati, e da quì il timore di una migliore incidenza delle tassazioni.

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