giovedì 31 marzo 2011

Gren Bretagna: tra marce di proteste, inflazione e tagli alla spesa pubblica

Circa 400.000 persone hanno aderito alla marcia di protesta della settimana scorsa a Londra per opporsi ai tagli della spesa che la coalizione vuole applicare al paese. C'erano molti membri dell'intellighenzia: docenti, giornalisti, persone da parte dei media, studenti, medici, oltre a tutti i lavoratori e funzionari dei servizi pubblici. Il punto è che il livello di vita del Regno Unito è sotto attacco. Non è una questione di riduzione del deficit: per le persone presenti i tagli sono sbagliati. Hanno sfilato quelli che si prendono cura degli anziani, i docenti, gli spazzini e i pompieri. I poliziotti, i ferrovieri, i forestali, gli artisti e i dipendenti della BBC World Service che aiutano coloro che non riescono a trovare un lavoro. Nella politica fiscale del Governo molti hanno parlato di atti di vandalismo economico e sociale. Il cancelliere dello Scacchiere britannico George Osborne aveva promesso un "budget per la crescita", ma ha le mani legate. L'economia britannica cresce meno del previsto (solo +1,4% nel 2010, la previsione per quest'anno è stata oggi ridotta dal 2,1% all'+1,7%), l'inflazione continua a salire e in questi giorni ha toccato il 4,4%, il deficit è una montagna di 150 miliardi di sterline. Inoltre la Gran Bretagna potrebbe perdere il suo pregiato rating AAA se le più recenti previsioni di crescita di George Osborne dovessero rivelarsi troppo ottimistiche, ha avvertito l'agenzia di rating Moody's. Secondo Moody's allo stato attuale delle cose non ci sono grandi possibilità di crescita economica del Regno Unito ce è in ritardo sulle iniziative di riforme economiche. Ecco perchè se le previsioni di Osborne non saranno pienamente realizzate si creerà un rischio significativo per la Gran Bretagna di essere declassati. Nell'ottica di correre ai ripari si deve leggere la volontà del Governo britannico, il giorno dopo la nuova manovra finanziaria, di voler far cassa vendendo le quote di Lloyds Banking Group e di Royal Bank of Scotland che sono in mano al Tesoro in seguito al salvataggio delle due banche durante le crisi finanziaria. L'obiettivo sarebbe raccogliere circa 66 miliardi di sterline per riempire i vuoti forzieri di Stato prima delle prossime elezioni previste nel 2015. I proventi della privatizzazione delle due banche permetterebbero al Governo di ridurre le tasse e avviare altre misure popolari in vista del voto, scrollandosi di dosso l'appellativo di ‘coalizione dei tagli'.

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