venerdì 31 dicembre 2010

In borsa e in economia l'oroscopo 2011 che vorremmo

In un paese pieno di miserie e nobiltà, come l’Italia, molte sono gli avvenimenti accaduti nel 2010, che ci auguriamo non vedere più nel 2011. Tra le miserie elencate, senza ordine di priorità, ci sono:
- l'esercito che spala l'immondizia di Napoli.
- la politica in lotta continua, dove le riforme per un paese che ancora deve entrare nel 3° millenio spesso sono soverchiate da lotte faziose o per l'arricchimento personale.
- una stampa che troppo spesso offre le faziosità di schieramento anzicchè informazioni.
Tra le nobiltà: - un paese che lavora con ingegno (siamo ai primi posti nel mondo per "fashion, nel design etc.) , che risparmia (siamo ai primi posti nel mondo per il risparmio privato) che esporta (nel settore manifatturiero siamo secondi, nella UE, solo alla Germania).
Con questo premesse le cose che gl'italiani vorrebbero avere nel 2011:
1°. Che in borsa il toro torni sul mercato, in realtà siamo già in una fase rialzista.
2°. Che l'alternativa-investimento del settore si sblocchi. Il driver principale dei fondi speculativi e fondi di private equity è stato la ricerca di rendimento. Con i mercati azionari in stasi, i tassi di interesse quasi a zero e i rendimenti obbligazionari ai minimi storici, oggi gli investitori sono alla disperata ricerca di qualsiasi tipo di ritorno significativo sul loro soldi. Nel prossimo anno, i tassi d'interesse saranno in aumento, e così sarà il rendimento dei titoli e restituirà equità.
3°. Che torni di moda un modello tedesco. In un mondo che cerca di capire come si può uscire da una crisi del debito, il modello della Renania e del suo capitalismo ritorni ad essere attraente. Tante imprese di medie dimensioni, con enormi competenze tecniche, un debito basso, forza lavoro qualificata ed esportazione di prodotti di nicchia. Entro la fine del 2011, ci aspettiamo che ogni capo esecutivo sul pianeta inizi a parlare seriamente su come sono alla ricerca di un modello di gestione alla tedesca.
4°. Che l'Islanda insegni al mondo una lezione. Due anni fa, tutti i governi del mondo, hanno sostenuto l'idea che si doveva salvare la banca nazionale. Se fossero crollati, sarebbero tornati subito all'età della pietra. Si è rivelato un paese capace di sfidare il consenso. L'Islanda non poteva permettersi di mantenere le sue banche andando in default. Che cosa è successo? C'è stato il dolore, certo, ma dal prossimo anno l'economia dovrebbe essere di nuovo in crescita, l'inflazione è sotto controllo e i tassi d'interesse stanno scendendo. Se Islanda continua a recuperare, una sola conclusione è possibile: Non è necessario dopo tutto salvare le banche.
5°. La Russia mette il turbo nella sua R del BRIC. Abbiamo sentito parlare molto sulla potenza economica emergente del Brasile, dell'India e della Cina. Molto meno si è sentito parlare della R del BRIC - Russia. Si tende a respingerla come sola fornitrice d materie prime e sottoposta ad un governo autoritario. Ma sta cercando di rifondarsi per ricreare se stessa come una potenza tecnologica, si guarda ai piani per creare una nuova Silicon Valley in Mosca sobborgo di Skolkovo. Non bisogna dimenticare che è stato il primo paese a mandare un uomo nello spazio. La Russia è sempre stata scientificamente avanzata. Ne risentiremo parlare.

mercoledì 29 dicembre 2010

La Francia in crescita frenata

Rivista al ribasso, in Francia, la crescita del prodotto interno lordo del terzo trimestre attestatosi allo 0,3%, rispetto ad un'attesa dello 0,4%, questo ribasso segue la diminuzione del secondo trimestre 2010, attestatosi allo 0,6% rispetto allo 0,7% atteso.
L'Istituto nazionale di statistica INSEE ha dichiarato che gl'investimenti nel settore dei servizi e nelle opere pubbliche sono stati più deboli nel terzo trimestre rispetto a quanto inizialmente previsto. Anche gli acquisti dei privati sono rimasti stabili al contrario di quanto stimato in precedenza. Numerose sono state a parere dell'Insee le debolezze emerse nel secondo trimestre nell'economia francese come il trasporto merci su strada che hanno evidenziato un quadro economico poco florido.
Tra le notizie positive oltre la conferma, nel fine settimana, del rating AAA da parte delle Agenzie internazionali, ieri martedì l'Ufficio di statistica nazionale ha presentato i dati della diminuizione del debito pubblico sceso all' 81,5% del prodotto interno lordo alla fine del terzo trimestre del 2010, dato migliore del tetto previsto dal governo per la fine dell'anno. Le previsioni sono di una discesa del debito pubblico lordo di 17 miliardi di euro entro la fine del quarto trimestre, riducendo il totale a 1,574.6 miliardi di euro, pari al 81,5%o del PIL, sempre secondo i dati comunicati dall'ufficio nazionale di statistica INSEE. Alla fine del secondo trimestre, il debito pubblico della Francia era pari al 82,9 per cento del PIL, che è anche l'obiettivo del governo per la fine del 2010.

domenica 26 dicembre 2010

Eurozona, scenari 2011

La situazione complessiva dell'area euro è ancora piena di rischi per la stabilità finanziaria. L'allarme viene dalla Banca centrale europea nel Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria.
La stabilità finanziaria presenta elementi di "preoccupazione" con alcune "vulnerabilita"' che potrebbero generare sorprese negative di importanza potenzialmente sistemica, si legge nel rapporto. La prima fonte di preoccupazione per la stabilità finanziaria europea, con potenziali conseguenze sistemiche, è data da un triangolo delle vulnerabilita' fra crescita economica, finanziamento delle banche e squilibri fiscali, scrive la BCE, rilevando che in alcuni Paesi, a causa dei problemi di tenuta dei conti pubblici, si sono create le condizioni per dei feedback negativi fra i tre elementi. La crisi ha evidenziato che senza progressi nel consolidamento fiscale aumenta la probabilità di una spirale insostenibile del debito dovuta al forte aumento dei premi di rischio. E ogni successione di cattive notizie per le banche o per la crescita potrebbe portare a un peggioramento simultaneo dei costi di finanziamento.
Fra i principali rischi per il sistema finanziario dell'area euro vi è quello che si manifestino sacche di vulnerabilità nei bilanci delle aziende non finanziarie, dovute all'alto debito, alla bassa generazione di utili e condizioni di finanziamento difficili. In alcuni Paesi dell'area euro alcune istituzioni finanziarie mostrano una continua dipendenza dal sostegno offerto dalle autorità. Per quest'ultime è necessario intervenire attraverso la ristrutturazione, la riduzione del rischio e, ove necessario, la riduzione delle dimensioni del bilancio delle imprese coinvolte. La BCE frena sulla 'exit strategy', di fronte a sviluppi dei mercati finanziari divergenti nell'area euro, la tempistica e la gradualità del ritiro delle misure di sostegno pubblico pongono sfide particolari. Non si può escludere che in futuro si verifichino ulteriori perdite per alcune banche esposte al credito verso il settore immobiliare commerciale. La Bce nota alcuni miglioramenti nei mercati della proprietà commerciale. Ma rileva anche che i prezzi rimarranno probabilmente al di sotto dei massimi degli anni passati con conseguenti rischi per molti investitori finanziati attraverso il credito e per titoli garantiti da mutui al settore commerciali (Cmbs) con i prestiti che dovranno essere rifinanziati nei prossimi mesi o anni.

sabato 25 dicembre 2010

La patente di guida

Almeno ogni sei mesi è meglio controllare quanti punti si hanno sulla patente. E' molto semplice e rapido verificare il saldo dei propri punti patente, sapendo che ogni due anni a partire dal 2003, in assenza d' infrazioni, c'è un accredito di due punti.
Basta avvalersi del servizio online messo a disposizione dal Dipartimento trasporti Terrestri del Ministero dei trasporti: il Portale dell’Automobilista.
Nella sezione “Cittadino” sono a disposizione numerosi servizi utili, accessibili dopo una breve registrazione dei propri dati. Una volta riconosciuti dal sistema, sarà sufficiente scegliere la sottosezione "Accesso ai servizi" e, in seguito, la pagina "Verifica punti patente". Oltre al saldo dei punti, il sistema visualizza in dettaglio tutti i "movimenti": ad esempio, l'accredito del bonus di due punti per "incremento in assenza di violazioni", eseguito ogni due anni, oppure le eventuali decurtazioni per violazioni del Codice della Strada.
Oppure si può scegliere di chiamare da telefono fisso il numero 848.782.782, il costo della telefonata corrisponde ad una chiamata locale secondo la tariffa del proprio gestore di rete e seguire le istruzioni della voce registrata. In ogni caso, è meglio tenere a portata di mano la propria patente di guida perché verranno chiesti alcuni dati. Da ricordare che:
- i punti di partenza sono 20;
- i punti persi possono essere recuperati frequentando appositi corsi presso le autoscuole o i soggetti autorizzati dal Ministero dei Trasporti;
- ogni due anni, sono accreditati 2 punti a tutti coloro che non hanno commesso infrazioni, fino al massimo complessivo di 30 punti. Il prossimo bonus per i "virtuosi" è previsto per luglio 2011;
- l’aggiornamento dei punti (e, di conseguenza, anche l’accredito dei nuovi punti per “incremento in assenza di violazioni” a cui abbiamo accennato più sopra) è automatico e non è necessario espletare alcuna operazione o richiesta;
- la tabella delle penalità è disponibile sul sito della Polizia Stradale.

mercoledì 22 dicembre 2010

Giocattoli cinesi, aumentano i costi

La scarsità di manodopera molto economica, nella "bottega del mondo", che fabbrica i tre quarti dei giocattoli venduti sul pianeta, di fatto sta allungato i tempi di produzione e consegna e aumentando i costi industriali. La scarsità di manodopera ha radici principalmente economiche. Il relativo miglioramento delle condizioni sociali in Cina negli ultimi mesi ha fatto si che, dopo il capodanno cinese, molti lavoratori da nord o da ovest, impiegati come stagionali, non sono rientrati al lavoro nelle fabbriche, che si trovano principalmente nella provincia di Guangdong, nel sud del paese. Essi non sono più disposti a lasciare le loro famiglie per lavorare in qualsiasi condizioni. Per tenerli, è diventata una questione di prezzo. "Per circa tre anni, i salari sono aumentati a un tasso dal 10% al 15% all'anno. Così la Cina non è più un paradiso per chi cerca prezzi bassi. Per quanto riguarda la qualità e la sicurezza dei prodotti, molti scandali hanno costretto i produttori cinesi a raddoppiare gli sforzi nei controlli di qualità che sono aumentati, ma hanno portato con se anche aumenti dei costi. Poi c’è stato l'aumento del costo del petrolio e la crisi economica in occidente che ha trasferito nel paese incertezze sui piani organizzativi di lavoro e quantità di produzioni. Oggi la Cina si trova di fronte a scelte più difficili. Per ora, la maggior parte dei produttori hanno assorbito l'aumento dei costi interni, ma a lungo andare può aiutare i grandi acquirenti occidentali a nuove delocalizzazioni verso la Thailandia e il Vietnam che già hanno beneficiato delle nuove tendenze. Inoltre la riduzione delle vendite in occidente porta a ordinativi più limitati e più selettivi. Un avvicinamento degli acquisti ai siti di vendita potrebbe rendere più conveniente acquistare in Europa o USA favorendo le fabbriche occidentali e riducendo anche i costi dei trasporti.

martedì 21 dicembre 2010

Rating della Francia sotto osservazione

La Francia rischia di perdere il livello superiore AAA anche per colpa della crisi del debito in Europa che sta portando ad una ondata di declassamenti che minacciano di sommergere gli stati più indebitati della UE, come il Belgio e il Portogallo, possibili destinatari di futuri tagli.
Moody's Investors Service ha dichiarato il 15 dicembre che si potrà abbassare il rating della Spagna, per le difficoltà sostanziale di finanziamento", e ha poi tagliato il rating dell'Irlanda di cinque livelli il 17 dicembre. Standard & Poor's sta riesaminando le sue valutazioni su Irlanda, Portogallo e Grecia. In questa fase i costi per assicurare il debito del governo francese sono saliti oggi ad un record con gli swap di credito default che hanno raggiunto un massimo storico di 105,5 , secondo i dati del provider CMA. un livello più costoso dei titoli con rating più basso come Repubblica Ceca e Cile. "Ogni debito sovrano può essere penalizzato nel prossimo anno", ha detto Toby Nangle, che controlla 46 miliardi dollari come direttore di asset allocation di Baring Asset Management a Londra. "Sarebbe un grosso problema se la Francia dovesse avere il suo rating AAA in revisione. ”Non credo che la probabilità di un downgrade si rifletta nel mercato".
I credit default swap legati ai titoli cechi sono stati scambiati a 90 punti base e gli swap cileni hanno concluso la settimana 89 pb, sopra i premi dei titoli tedeschi. Gli swap credit default legati al bond francese implicano un rating di Baa1, sette punti sotto la sua classifica attuale top di Aaa di Moody's, secondo una ricerca di un gruppo societario con base a New York.
I contratti sul Portogallo implicano un rating B2, 10 livelli al di sotto del suo grado A1, mentre le operazioni di swap legati ai titoli obbligazionari spagnoli a Ba3, 11 passaggi sotto la classifica Aa1, sono sempre i dati della ricerca del gruppo di Moody's. I derivati per proteggersi dal debito belga implicano una valutazione di Ba1, nove passaggi sotto il suo attuale rating di Aa1. Il debito pubblico del Belgio è vicino al 100% del PIL, e ci sono 65 miliardi di euro di obbligazioni in scadenza il prossimo anno, secondo dati Bloomberg. "Il Belgio, per la prolungata incertezza politica interna, presenta rischi di solvibilità, ha dichiarato "S & P" nella relazione che il 14 dicembre ha abbassato le prospettive del Paese da "stabile" a "negativo".
I leader dell'Unione europea hanno concordato la scorsa settimana di modificare i trattati del blocco per creare un meccanismo permanente di debito-crisi nel 2013, nel tentativo di arginare il contagio che è iniziato più di un anno fa con la Grecia. I rendimenti dei titoli di Stato sono saliti in tutta la UE, anche dopo che la Grecia e l'Irlanda sono stati soccorsi da un fondo creato ad hoc per circa 770 miliardi di euro. "Se i problemi della zona euro non si risolvono in fretta, dopo le condizioni di rifinanziamento saranno più costose per questi paesi e le agenzie di rating applicheranno numerosi downgrade", ha dichiarato Ralf Ahrens, che aiuta a gestire 20 miliardi di dollari come capo del reddito fisso a Frankfurt Trust. "Abbiamo già visto queste dinamiche del mercato e vedo la Francia come un rischio. "
Il rating del credito di Francia è soggetto a rischio, a meno che il paese non farà "riduzioni significative" per il suo deficit, ha dichiarato Padhraic Garvey , responsabile strategia elaborata del mercato del debito a-ING Bank NV di Amsterdam. Le banche sono le maggiori detentrici di debito, emessi dei paesi cosiddetti periferici UE, che presentano un "rischio sistemico", ha aggiunto Markus Ernst, uno stratega di credito UniCredit SpA a Monaco di Baviera.

domenica 19 dicembre 2010

L'UE minacciata dalle dichiarazioni divergenti dei suoi dirigenti

Dopo le ansie suscitate dalla situazione delle finanze pubbliche nell' Eurozona, è importante che la circolazione delle idee sia positiva e convergente verso il superamento della situazione contingente onde evitare che gl'investitori in Europa, in America e in Asia non capiscano bene cosa stia succedendo. Essi possono comprendere le dichiarazioni dei vari presidenti Van Rompuy, Barroso e Juncker, tra i quali ci sono più differenze di stile, che di sostanza. La situazione è complessa: il finanziamento per l'Irlanda proviene da due diversi fondi europei e dal FMI, c’è da affrontare le difficoltà di Spagna e Portogallo, poi c'è il coro dei Capi di Stato. Le considerazioni successive sono frutto di spigolature colte leggendo vari articoli sulla stampa nazionale.
Il premio per la comunicazione più pericolosa è senza dubbio da offrire al cancelliere Angela Merkel. Non è solo a causa di sue dichiarazioni intempestive e contraddittorie, ma c'è anche il fatto che la leader tedesca è generalmente considerata come l'unica possibilità di salvataggio della zona euro. Ha indubbiamente alcune difficoltà interne al suo paese da superare, ma a volte il silenzio è d'oro. Il suo ministro delle Finanze si rende conto che abbiamo bisogno di una unione politica in Europa, ma a volte il messaggio è incomprensibile. Questo non facilita la coerenza. In una dichiarazione al parlamento tedesco, il Bundestag, ha sostenuto, a torto, che l'intervento irlandese ha seguito le procedure del FMI. Sapeva di non dire il vero? Questo atteggiamento ha fatto ricadere su di lui rimproveri da tutte le parti, compresi quelli del Presidente della BEI, Philippe Maystadt. La BEI a seguito di queste dichiarazione ha visto fluttuare le sue obbligazioni, con rating AAA che finanziano i progetti dell'Unione europea. Maystadt è generalmente un uomo tranquillo, ma è l'uomo, che in prima linea vive e vede giorno per giorno le conseguenze di tali dichiarazioni. La posta in gioco è alta: di recente, il cancelliere ha annunciato che il settore privato dovrebbe partecipare al rifinanziamento del deficit pubblico a partire dal 2013. Le obbligazione europee sono subito salite sulle montagne russe. La mancanza di una struttura difensiva ha indotto a credere che era possibile che accadesse il peggio. L'idea è legittima: è ovvio che in una ristrutturazione del debito di un paese, obbligazionisti e creditori saranno invitati a partecipare. E' un peccato che non vi è unanimità in Europa sulla necessità di preservare l'Euro. Le ragioni di queste divergenze nelle comunicazioni sono molteplici: la principale è che ogni capo di Stato o di governo o di ogni ministro delle Finanze si rivolge principalmente all'elettorato nazionale. Per questo il messaggio è così distorto quando viene ricevuto. Dietro questo atteggiamento si nasconde una mancanza di consapevolezza delle implicazioni di queste dichiarazioni che vanno al di là del paese di origine. L'Europa ha bisogno di misurare meglio l'impatto delle sue decisioni e della sua comunicazione. Anche questo genera in parte la crisi: senza un messaggio coerente e mirato non solo sulla base di intenzioni, ma su decisioni specifiche, si rischia di vedere aumentare la comunicazione europea, la preoccupazione dei singoli e delle istituzioni. Poichè i media sono appassionati di lotte e di drammatizzazione delle interpretazioni, il messaggio deve essere coerente e rassicurante. Siamo lontani dal caso del diagramma, la gestione delle crisi richiede una rigorosa disciplina.

venerdì 17 dicembre 2010

Prezzo del petrolio, prevista settimana in leggera flessione

Il WTI consolida intorno agli 88,50 dollari il prezzo al barile del petrolio. I dati settimanali relativi alle scorte di greggio negli USA hanno mostrato cali superiori alle attese, un 1,3 milioni di barili, come comunicato dall'Energy Information Administration. Le riserve di benzina sono aumentate di 3,81 milioni di barili contro attese per di aumento di 0,5 milioni. La stagione invernale e l’approssimarsi delle vacanze, coi relativi spostamenti in auto e aereo, giustificano un calo delle riserve. Le importazioni di greggio da parte della Cina e i dati del rapporto IEA (International Energy Agency), che ha alzato le stime di domanda petrolifera mondiale, forniscono supporto al petrolio. Per quanto riguarda invece le stime OPEC mensili, la domanda mondiale di greggio dovrebbe aumentare l'anno prossimo di soli 10.000 barili al giorno, oltre quanto previsto il mese scorso, al ritmo di 1,18 milioni di barili. Questo scenario è rafforzato dalla decisione OPEC di mantenere invariato il livello della produzione, come deciso nella riunione di Quito (Ecuador); la nuova stima porta l'attesa per la domanda globale a 87,11 milioni di barili al giorno rispetto a 85,93 milioni del 2010. La Energy Information Administration statunitense ha annunciato di aver abbassato le stime sulla crescita della domanda mondiale di greggio per il 2011. La riduzione di 10.000 barili/giorno rispetto al 2010 porta il dato di crescita previsto per l'anno prossimo a 1,43 milioni di b/g. Per quel che riguarda i prezzi 2011, la stima media per il greggio WTI a 86 dollari per barile è in lieve rialzo da 85,17 di una precedente valutazione.

giovedì 16 dicembre 2010

La disoccupazione il tallone d’Achille USA

Negli Stati Uniti l’Amministrazione Obama avrebbe raggiunto un accordo con l’opposizione repubblicana per prorogare il pacchetto di sgravi fiscali varato da Bush per altri due anni, allontanando in questo modo il rischio di una restrizione fiscale nel 2011 e 2012. In tal modo, gli USA saranno l’unico paese industrializzato a poter contare su una politica fiscale e monetaria espansiva anche per il prossimo anno, tali da continuare a sostenere la crescita economica.
La Fed teme la debolezza del mercato del lavoro. In un recente intervento all’emittente televisiva americana CBS, il presidente della Fed Ben Bernanke non ha escluso possibili ulteriori acquisti di titoli di stato americani, oltre i 600 miliardi di dollari già annunciati. L’intervista segue la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro americano, che lo scorso 3 dicembre avevano evidenziato una modesta creazione di posti di lavoro a novembre e un aumento del tasso di disoccupazione verso il 10% (al 9,8% dal 9,6% del mese precedente). Non a caso le preoccupazioni del Presidente della Fed, in occasione dell’intervista, si sono concentrate proprio sul mercato del lavoro e sul fatto che la sua debolezza possa avere effetti negativi sulla fiducia dei consumatori americani. Inoltre, Bernanke prevede che non si tornerà ad un tasso di disoccupazione del 5-6% prima di 4 o 5 anni. Si delinea dunque il quadro di una Banca centrale ancora fortemente concentrata sulla necessità di stimolare la crescita economica, tenendo contenuti i tassi d’interesse di mercato, proprio attraverso l’acquisto di titoli di stato. E’ quanto sarebbe emerso dalla riunione del 14 dicembre, con tassi d’interesse sui fondi federali (il cosiddetto Fed Funds rate) ai minimi storici da due anni (nell’intervallo 0-0,25%)

L'auto elettrica Bluecar sarà prodotta a Torino

L'auto elettrica Bluecar Autolib sarà la vettura che dovrà dare un impulso decisivo alla strategia seguita dal gruppo Bolloré, che vuole diventare leader nel campo delle auto elettriche e nella tecnologia delle batterie con le sue numerose altre attività (media, distribuzione di energia, logistica, impianti). Essa sarà prodotta presso lo stabilimento del carrozziere torinese Cecomp, in provincia di Torino. In tandem con Pininfarina, Bollorè vuole produrre una city car elettrica (3,65 metri di lunghezza), con 4 posti e due porte, che avrà un’autonomia di 250 km a batterie elettriche cariche, che si prevede potranno avere una durata di 200.000 km di percorrenza. Sarà sul mercato alla fine del 2011 e la produzione prevista per il 2013 è di 40 mila unità.
Autolib Bluecar sarà una cartina di tornasole per le batterie al litio-metallo-polimeri scelte da Bolloré. Il gruppo - ha installato la prima fabbrica per la produzione di batterie "Ergue Gabéric" vicino a Quimper (Finistère) Francia, e si sta preparando a lanciare una seconda fabbrica non molto lontano. I suoi sostenitori garantiscono prestazioni invariate anche in condizioni estreme di freddo e con un ridotto rischio di surriscaldamento. Al contrario, tutti gli altri produttori hanno dotato le loro auto elettriche di batterie al litio-ioni. Questo è stato il caso della Peugeot e della versione elettrica della Smart Fortwo.

mercoledì 15 dicembre 2010

Zara on line è boom di vendite

A Milano, in Corso Vittorio Emanuele II, in un vecchio cinema, esiste un negozio fisico di più di 4.000 mq della catena Zara, una delle più grandi catene al mondo per fatturato nel tessile e nell'abbigliamento e contemporaneamente accetta anche ordini on-line. Questo negozio è diventato, a soli tre mesi dalla sua apertura, il primo per fatturato della catena, seguito poi dal Paseo de Gracia a Barcellona e del sito di Dubai City Centre (in quest'ultimo ha una forte influenza anche il tasso di cambio). Il vantaggio per il negozio Zara online è che, in generale, gli ordini dei clienti, tramite Internet, sono maggiori degli acquisti fisici nel negozio. Il canale virtuale riceve circa 5.000 ordini al giorno. Così, mentre il negozio "fisico" di Milano muove fino ad oggi circa 7.500 articoli, il negozio online ha raggiunto i 15.000 pezzi al giorno. In questo modo, e basandosi sulla media dei prezzi di vendita di 40 euro per pezzo (al di fuori, i tassi di Zara sono superiori in Spagna), il negozio online fattura tra i 500.000 e i 600.000 euro al giorno. Cioè, nell' anno, le entrate potrebbero arrivare ad un target compreso tra 180 milioni e 216 milioni di euro, considerando 360 i giorni di vendita.
Fonti del settore sottolineano che il fatturato dei negozi Inditex raggiungono i 70 milioni di euro all'anno, mentre un negozio medio circa 15 milioni di euro. Il nuovo flagship store Zara, nel cuore di Roma, con una superficie di 5.000 metri quadrati, potrebbe battere il record con cento milioni di euro. I funzionari dell'azienda non hanno voluto fare commenti su di esso. La politica del Gruppo è quella di aspettare dodici mesi di funzionamento del negozio online prima di offrire i numeri definitivi. Ad oggi, l'azienda si limita ad esprimere la soddisfazione per l'accoglienza del mercato che ha superato le aspettative originali.
Una ricerca degli analisti del Financial Europe Inditex stima il fatturato nel prossimo anno finanziario 2011/2012 attestarsi a circa € 12.522.000, in crescita del 13% su questo anno. Così, il negozio online di Zara potrebbe rappresentare tra il 1,4% e 1,7% del totale delle vendite consolidate. Gli esperti consultati ritengono che questi dati siano ragionevoli nei primi mesi di funzionamento del sito Zara.com. Il vantaggio di questo canale è la crescita a due cifre ogni anno. Di conseguenza, alcuni analisti sottolineano che il negozio online di Zara potrebbe salire al 5% del fatturato in due anni. Altre stime più ottimistiche aumentano le potenzialità di questo canale al 10% delle vendite. Da parte sua, il gruppo possiede una forte immagine, del marchio e la possibilità di garantire ai clienti la piena disponibilità dei prodotti e le ultime novità sul mercato.
Lo sviluppo nei mercati emergenti e nuove aperture aumenteranno del 42% l'utile netto di Inditex nei primi nove mesi dell' anno fiscale 2010/2011, secondo le stime Reuters. L'azienda, con la presentazione oggi del terzo trimestre, ha dimostrato di aver raggiunto un fatturato di 8.800 milioni di euro, con un incremento del 13,4%, mentre il margine operativo lordo (EBITDA) raggiungerà 2.068.000 €.
La catena Zara ha iniziato le vendita online il 2 settembre 2010, contemporaneamente in Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Portogallo e Spagna. Successivamente, questo canale è stato lanciato in Austria, Irlanda, Olanda, Belgio e Lussemburgo. Nel 2011, le vendite si estenderanno agli Stati Uniti, Canada, Corea del Sud e Giappone.

lunedì 13 dicembre 2010

La Turchia guarda sempre meno all'Europa

Salvata con i soldi del FMI dopo la quasi bancarotta del 2001, la Turchia vanta ora una crescita di oltre il 7% con finanze pubbliche risanate, e con lo status di nuova potenza emergente, guarda sempre di più verso Oriente. Sono passati cinque anni da quando Bruxelles e Ankara hanno iniziato i negoziati di adesione della Turchia all'Unione europea. Essi si muovono con lentezza, impantanati nel conflitto Cipro-Grecia e per la riluttanza di Parigi e Berlino ad un allargamento dell'Europa a un Paese di 73 milioni di abitanti. Nel frattempo, la Turchia ha preso il volo. Con un PIL di circa 570 miliardi di euro, meno della metà della ricchezza nazionale italiana, il paese è ormai riconosciuto come una nuova potenza emergente sulla scia di Cina, India, Brasile e Russia. Nei primi nove mesi del 2010, l'economia è cresciuta del 8,9%. La crescita del PIL dovrebbe raggiungere il 7,5% nel corso del 2010. Una performance da fare invidia ai paesi della zona euro, inchiodati, Germania a parte con il suo 3,4%, a meno del 2%. La Turchia non è ancora uscita dalla recessione globale: nel 2009, il suo PIL era diminuito del 4,7%. La relativa velocità del recupero si deve molto alla stabilità del settore finanziario, ripulito nei primi anni 2000 in connessione con un prestito del FMI. Oggi, la crescita dell'economia turca è guidata da un aumento del credito a famiglie e imprese, il disavanzo pubblico è al 4% del PIL e le finanze pubbliche sono abbastanza sane rispetto a quelle della maggior parte dei paesi della zona euro. Il debito ha raggiunto il 40% del PIL (20 punti in meno rispetto ai requisiti del Trattato di Maastricht) e il paese ha un avanzo primario (avanzo di bilancio oneri del debito esclusi) da diversi anni, cosa che gli permetterà di ridurre gradualmente il suo debito. Il suo disavanzo dovrebbe scendere sotto il 3% del PIL nel 2011. In breve, a parte l'inflazione ormai prossimo al 7%, la Turchia potrebbe soddisfare quasi tutti i criteri, per entrare nella zona euro, cosa che per il momento non interessa. Il ministro dell'Economia, Ali Babacan, ha detto in un'intervista venerdì 10 dicembre al quotidiano economico tedesco Handelsblatt, di non aver alcun desiderio di appartenere alla zona euro in questo momento. Oggi con i suoi meccanismi di solidarietà che sono deboli, l'area dell'euro non è attraente come tre anni fa, prima della crisi quando il paese era sull’orlo della bancarotta. Anche Deniz Ünal, economista CEPII ha dichiarato che la Turchia non ha ora interesse a entrare nella zona euro. Ciò, ovviamente, potrebbe ridurre i tassi delle obbligazioni, all'8% circa, ma l'inflazione non è un problema di oggi per il paese. Di contro, essa perderebbe la flessibilità de facto della sua moneta, che gli ha permesso di assorbire lo shock della recessione globale ". L'UE rappresenta meno del 50% delle esportazioni turche nell'area. Oggi il processo di adesione è lento perché si è affievolito l'entusiasmo dell'opinione pubblica turca per la casa europea. In secondo luogo, perché i paesi europei sono i principali partner economici per la Turchia, ma non essenziali. L'Unione europea assorbe attualmente quasi il 50% delle esportazioni turche. Ma con le prospettive di crescita lenta e una domanda interna prevista in calo nei prossimi anni, anche a causa dei piani di rigore di bilancio, tale proporzione dovrebbe essere ridotta. Pochi rimpianti per la Turchia, che dai primi anni del 2000, ha rivolto la sua attenzione verso il Medio Oriente e il Nord Africa. Iran e Iraq sono due mercati con elevato potenziale di crescita per Ankara. Per non parlare della Russia, con la quale la Turchia ha stretti rapporti commerciali molto forti. Oggi, i turchi guardano con un certo distacco a ciò che sta accadendo in Europa ", afferma Deniz Ünal: piani di emergenza del FMI, accompagnati da vincoli di bilancio e riforme strutturali, che essi hanno sperimentato nel 2001, e che oggi hanno ben recuperato.

domenica 12 dicembre 2010

Corea del Sud, crescita in rallentamento

Secondo quanto dichiarato dalla Banca centrale venerdì in un comunicato, la crescita economica della Corea del Sud dovrebbe rallentare a un livello più vicino al 4,5% nel 2011, che esprime anche incertezze significative per le prospettive di nuove tensioni con la Corea del Nord.
Il rallentamento dell'anno prossimo segue le previsioni di crescita del 6,1% per il 2010, anno in cui il recupero della Corea del Sud sulla crisi finanziaria mondiale è avvenuto in modo accelerato rispetto agli standard mondiali. La Corea del Sud è la 15esima economia più grande del mondo e ha aziende produttrici di prodotti ad alta tecnologia esportati verso i principali paesi industriali come: Samsung Electronics e Hyundai Motor Co.
La Banca di Corea nel suo outlook per il prossimo anno si è dichiarata molto cauta, esprimendo notevoli incertezze, e ha ricordato i 'rischi geopolitici' a seguito di un micidiale attacco effettuato dalla Corea del Nord su un isola della Corea del Sud il mese scorso, che ha visto aumentare le tensioni sulla penisola. Ha inoltre evidenziato le incognite dei problemi del debito europeo, l'aumento dell'inflazione cinese e gli eventuali riflessi della politica monetaria della Federal Reserve circa l'acquisto di 600 miliardi dollari di titoli di Stato USA. L'economia della Corea del Sud ha registrato un balzo in avanti quest'anno, dopo la bassa crescita di appena lo 0,2% nel 2009 a seguito della crisi. La crescita prevista del 4,5% l'anno prossimo può essere valutata come vicino ad un livello reale di tendenza, considerando che il balzo di quest'anno, segue la bassa percentuale dello scorso anno. La cifra del 4,5% per il prossimo anno è rimasta invariata dall'outlook di luglio. L’economia della Corea del Sud, quarta in Asia per grandezza, probabilmente sente il peso del rallentamento che ci sarà nella prima metà dell'anno prossimo per questo sono state anticipate nelle spese di bilancio che saranno ridotte, ma che potranno avere un effetto stimolante. Poichè il balzo della ripresa economica nei paesi avanzati come gli Stati Uniti sarà più forte nella seconda metà dell’anno, è ragionevole prevedere che anche in Corea, l'espansione partirà nel secondo semestre 2011. La crecita sarà suscettibile di rafforzarsi verso il 4,7% nel 2012. Il tasso d’ inflazione che ha colpito la Corea del Sud è stato del 4,1% in ottobre. L'incremento anno-su-anno è stato leggermente al di sopra delle previsioni della banca centrale. L’obiettivo è del 3%, anche se comprende una 'tolleranza' di più o meno 1 punto percentuale. L'inflazione è scesa al 3,3% in novembre, ma il comitato di politica monetaria della banca dopo aver avvertito giovedì di aver lasciato il tasso d’ interesse invariato al 2,5% ha fatto presente che la tendenza dell'aumento dei prezzi continuerà. La Banca di Corea ha tagliato il tasso di riferimento di un totale di 3,25 punti percentuali, portandolo al minimo storico del 2% tra ottobre 2008 e febbraio 2009, così come hanno fatto altre banche centrali per contrastare la crisi e la recessione.

venerdì 10 dicembre 2010

Vendite al dettaglio, i big del low cost faticano a trovare acquirenti

In Francia Ikea, Kiabi, Decathlon e Sephora sono stati i grandi vincitori dell' "immagine dei prezzi". Nel 2010, questi marchi hanno migliorate le vendite perchè la percezione delle loro tariffe è migliorata nei loro clienti, secondo la società di ricerca OCamp&C. che ha proiettato l'immagine "prezzo" di 61 distributori in Francia. Tutti hanno una cosa in comune: hanno incluso l'immagine del prezzo, nel cuore della loro strategia per anni e non hanno mai deviato. Ciò non significa, tuttavia, che i loro prezzi siano effettivamente i più bassi del mercato. La strategia di Ikea, presente con le stesse caratteristiche e con grande successo anche in Italia, è un modello del genere, con il suo prezzo entry-level della concorrenza, la sua messa in scena è il veicolo efficace di un servizio poco costoso e facilmente accessibile per la clientela. Il leader degli sconti è l'abbigliamento Kiabi e gli articoli sportivi nella catena Decathlon.
Uno studio più approfondito, ma di difficile comparazione nel settore vendite in Italia, vede le grandi catene posizionarsi soprattutto nella fidelizzazione dei clienti attraverso vari metodi. Al primo posto c'è l'emanazione di una tessera fedeltà a cui sono legati l'erogazioni di punti premianti per il ritiro di regali una volta raggiunto un determinato punteggio e l'altro la concessione di un prezzo speciale a rotazione su alcuni prodotti, segnalato sugli scaffali. E' il caso d' Iper, Esselunga, Coop, Billa Carrefour etc.. A questo modo di mantenere un contatto con la clientela viene affiancata, spesso, una politica di advertising, basata su comunicazioni speciali per i soci, servizi riservati ai soci, attenzione per l'ambiente es.: per l'acqua minerale ( COOP); involucri per detersivi riutilizzabili (Iper); buoni sconti a raggiungimento di un determinato plafond di spesa. Nell'ultimo anno si è assistitito alla nascita di prodotti venduti a prezzo più basso con il marchio esclusivo della catena ed evidenziando le aree discount.
La maggior parte dei rivenditori continuano a lottare per convincere i clienti che offrono prezzi interessanti, ma i loro sforzi stanno pagando sempre meno, mentre convincono sempre di più i leader dell'e-commerce che sono visti come i campioni dei prezzi bassi.
Ebay, Cdiscount, Pixmania e privato-vendita monopolizzano i posti migliori in termini di immagine-prezzo nelle zone in cui sono presenti: cultura e tempo libero, elettronica o della moda. La maggioranza degli acquirenti ritiene che il prezzo medio su Internet sia del 10% inferiore a quello dei negozi, mentre questa differenza non è sempre vero in realtà. Oggi gl'Ipermercati, per la grandezza e la varietà dell'offerta e sempre sotto pressione nelle vendite, di fatto sono diventati il nuovo benchmark per il prezzo.

Il petrolio verso i 100 dollari al barile

L’OPEC non intraprenderà alcuna azione se il barile di petrolio dovesse superare i 100 dollari sotto la spinta della speculazione, ha dichiarato da Quito, il segretario generale dell'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), Abdullah al-Badri, dove l'organizzazione terrà la riunione dei paesi aderenti. L’ OPEC non si muoverà e non aumenterà la produzione, a meno che non ci sia qualcosa di sbagliato nei fondamentali", ha aggiunto. Al-Badri ha rifiutato poi di commentare i risultati della riunione, che non prevede di modificare la politica di pompaggio, ma ha aggiunto che in questo momento 'non vuole disturbare il mercato ". Secondo il presidente della National Oil Corporation di Libia, Shokri Ghanem, 'il prezzo potrebbe raggiungere i 100 dollari all'inizio del nuovo anno. "
La prima volta che il barile ha superato i 100 dollari è stato nel gennaio 2008 è la rivalutazione fu trainata dalla speculazione. Nel luglio dello stesso anno, raggiunse i 147 dollari, la quotazione più alta mai raggiunta, provocando numerosi scioperi in vari paesi.
Tuttavia, nei primi mesi del 2009 il prezzo era disceso a 40 dollari al barile. La qualità 'Texas' scambiata la settimana scorsa a circa US $ 88,6, questa settimana ha raggiunto il record degli ultimi 26 mesi toccando l'unità di costo 90,76 $. Tuttavia, è sceso leggermente più tardi a causa delle preoccupazioni per i tagli fiscali che può portare l'America a indebitarsi maggiormente, aumentando il deficit fiscale.
Da parte sua, il barile di petrolio europeo, 'Brent', ha raggiunto i $ 91,20. 'Questa correzione a breve termine è durata anche poco tempo con un ritorno al trend rialzista,' ha dichiarato un analista di Commerzbank Carsten Fritsch, che ha attribuito l'aumento dei prezzi del petrolio alla migliorato fiducia nella finanza globale, portando ad un aumento degli stock anche di altre materie prime come il rame. In Italia, il prezzo della benzina ha raggiunto mediamente € 1,430 durante la settimana del Ponte dell'Immacolata il 2% il più alto dal luglio 2008, secondo il Bollettino UE. Anche il gasolio ha toccato il suo massimo annuale, di € 1,323 a litro e si attesta a livelli analoghi a quelli della seconda metà del 2008.

mercoledì 8 dicembre 2010

L'Euro non è in crisi, ma divide l’Eurozona

La Germania mette in guardia l'Europa per chiacchiere pericolose sulla crisi dell'euro e ritiene la disunione dei risparmiatori molto negativa. Secondo la 'Süddeutsche Zeitung' il governo tedesco si muove sulla linea del rigore perchè teme che alcuni paesi dell'Unione europea possono solo aggravare la crisi. Lo scudo protettivo per la moneta comune non è ancora aumentato. Forte di una dote di 750 miliardi di euro è la migliore garanzia per gli Stati UE fortemente indebitati. A rotazione alcuni paesi europei entrano nel mirino degli speculatori: prima i PIGS, poi i Biigs, dove al posto della P del Portogallo, entra in lista la B del Belgio, più la seconda I che sta per l'Italia. A quest si aggiunge il fatto che pochi sono i politici europei che s'impegnano in un'opera di sostegno per un'espansione del sistema di garanzia per i paesi dell'UE.
Dall'altra il governo tedesco, ritiene inaccettabile un'estensione del paracadute Euro-emergenza. A loro avviso, mette a rischio la stabilità della moneta unica, riporta il 'Süddeutsche Zeitung'.
Con un pò di diplomazia il vice-portavoce del governo, Christoph Steegmans ha espresso l'idea che:” L'Europa ha bisogno di qualche verifica, e tutto per migliorare la stabilità dell'euro ". I paesi Euro sono in contrasto d’idee nella lotta contro la crisi del debito, ma per ora non vogliono mettere in campo nuovi strumenti di difesa. Lunedì sera, hanno deciso di non incrementare, per il momento, il fondo di emergenza. ”Non vediamo alcuna necessità di un'azione immediata ", ha detto il presidente della riunione ministeriale, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, al termine della riunione dei 16 paesi dell'euro. Il capo del fondi di emergenza, Klaus Regling, ha detto di tenere valide le stime, altrimenti lo scudo non sarebbe stato abbastanza grande per tutte le 'false' valutazioni in giro per i notiziari. Il ministro delle Finanze belga e attuale capo del Consiglio dell'UE, Didier Reynders si è recentemente espresso per un aumento del sistema di difesa. Reynders ha detto che nel fine settimana, la decisione dovrà essere presa rapidamente. L'idea è quella di garantire che lo scudo sia sufficiente non solo per l'Irlanda, il Portogallo e la Spagna, ma per tutti quei paesi che ne dovessero aver bisogno. La cancelliera Angela Merkel (CDU) ha ritenuto lunedì un aumento del Fondo 'non necessario' e perciò l'ha respinto.
Il problema degli Euro-bond non è stato affrontato. Juncker aveva detto che i paesi dell'euro dovrebbero emettere un bond comune. Finora nella moneta comune ai 16 paesi e a circa 330 milioni di persone non esiste una politica del debito comune. Gli stati ricevono fondi finanziari e a tassi diversi, a seconda del merito di credito. L'idea di Junckers, sostenuta anche dal Ministro delle Finanze italiano Tremonti non è arrivata all'ultimo minuto dalla riunione dei ministri delle Finanze e senza un precedente confronto, ma il governo tedesco l'ha rifiutata rigorosamente. Dopo tutto, la Repubblica federale ha per il momento un elevato e certificato standing creditizio, di conseguenza il governo può prendere in prestito denaro a basso costo. Da un legame dell' euro con la gestione del debito dei paesi dell'eurozona, con merito di credito diversificato dal livello dei debiti come il Portogallo, i tassi d'interesse per la Germania potrebbero aumentare in modo significativo. La FDP è apertamente contro la obbligazioni in euro. 'Deve rimanere debito estero', ha detto l'esperto finanziario del PLR, Volker Wissing, al giornale 'Bild'. Se le passività sono redistribuite, i tedeschi necessariamente dovranno pagare di più.

domenica 5 dicembre 2010

Tap e Iberia contano i danni del mancato ponte

La principale compagnia aerea del Portogallo, TAP, ha stimato le perdite economiche in circa un milione di euro nelle prime 24 ore della chiusura dello spazio aereo spagnolo causata dall'assenza dei controllori di volo e dei piloti. Parlando a EFE, il portavoce della TAP ha calcolato i danni sulla base dei voli annullati e per la ristrutturazione delle rotte, perché gli aerei hanno consumato più carburante per evitare lo spazio aereo della Spagna. Poiché la maggior parte dei voli europei della TAP passano sulla Spagna, l'azienda ha dovuto utilizzare deviazioni alternative a nord o a sud, con conseguente aumento di un'ora di volo. La Tap è la più grande compagnia aerea del Portogallo, e ha trasportato 8,4 milioni di passeggeri nel 2009, dispone di 71 aeromobili, è la prima compagnia per i voli tra l'Europa e il Brasile, e copre 64 destinazioni in 30 paesi. Gli aeroporti di Lisbona e Porto, i principali del Portogallo, hanno cancellato 50 voli alle 09.00 GMT di oggi a causa della chiusura dello spazio aereo spagnolo.
Ovviamente più caotica la situazione negli aeroporti spagnoli, dove 350.000 passeggeri spagnoli non hanno potuto godere del primo ponte di vacanze invernali. Iberia e Aena hanno raccomandato ieri di non avvicinarsi agli aeroporti, perchè sembravano simili ad un alveare, ma il nervosismo dei passeggeri ha raggiunto, comunque, liveli altissimi.
Le conseguenze più vistose sono state: la sospensione del servizio navetta tra Barcellona e Madrid, con diciassette voli sospesi. Degli 860 voli in totale previsti per ieri, ne sono stati attivati solo 200 con operazioni in attesa della materializzazione dei piloti alcuni dei quali hanno poi dichiarato forfait per malattia. Molti passeggeri che avevano voli per le Baleari hanno deciso di cercare alternative per l'andata sulle isole e si sono recati al porto di Barcellona alla ricerca di biglietti per prendere un traghetto.
Treni e autobus si sono ritrovati in un caos crescente. Di fronte al crollo delle linee elefoniche Facebook e Twitter hanno fatto il pieno nei servizi di assistenza. In molti si sono rivolti ai social networking per esprimere le proprie lamentele. C'erano quelli che hanno identificato i piloti come "la nuova forma di pirateria del XXI secolo". Ma gli scioperanti che hanno scelto questa strada, più tardi hanno tentato di difendersi utilizzando Twiter e spiegando che l' agitazione è stata causata dall'aumento delle ore di lavoro.
Tale è stata l'emozione causata dal blocco improvviso degli aeroporti che alle ore 21:00, il numero degli utenti d’ Internet alla ricerca di informazioni era superiore alle capacità della rete che è rimasta bloccata per alcuni minuti. Anche Iberia ha optato per Twitter per comunicare con i cittadini, ma con meno successo.

sabato 4 dicembre 2010

Fondi immobiliari

Le proposte di modifica della normativa comprese nella manovra economica del Governo, riguardante i fondi immobiliari, ha fatto si che in questi ultimi due mesi essi siano stati oggetto di numerosi interventi. In tale contesto gli operatori del settore hanno tentato di dare un contributo sull’opportunità di contrastare i fini elusivi talvolta presenti in alcune gestioni, ma bisogna rivalutare il ruolo positivo che i fondi immobiliari hanno ricoperto nell’ammodernamento del mercato, con conseguenti benefici per l’economia.
Il segretario, Paolo Crisafi dell' Assoimmobiliare, l’associazione di settore, in un suo contributo alla discussione, ha dichiarato di comprendere le necessità che spingono il Governo a richiedere “sacrifici” in un momento delicato come quello attuale, in cui le necessità sono il reperimento di ingenti somme a supporto della spesa pubblica, aumentata per lo sforzo di sorreggere l’economia nazionale, ma ha espeso il timore che le manovre in atto, per il reperimento nell’immediato di risorse, rischiano di provocare danni strutturali le cui conseguenze andrebbero ben oltre la contingenza di una crisi. Infatti, l’industria dei fondi immobiliari, con oltre 40 miliardi di Euro d' investimenti, in pochi anni, è divenuta il driver in termini di trasparenza e qualità del mercato immobiliare italiano e si prevede abbia ancora margini di crescita tali da consentire, se giustamente stimolata, di raddoppiare gli attuali valori in pochi anni. Grazie alla diffusione di questo strumento in alternativa al tradizionale investimento attraverso le Srl, inoltre, il nostro Paese, nell’ultimo decennio, è passato nel ranking internazionale della trasparenza predisposto da Jones Lang La Salle, che esamina i primi 50 paesi/mercati, dal non essere rilevato, sino al 19° posto, una posizione che lo colloca nella parte alta della classifica dei paesi per livello della trasparenza del mercato immobiliare. È, quindi, condivisibile correggere la regolamentazione di settore al fine di evitare usi impropri ed elusivi, ma è quantomeno altrettanto importante preservarne l’operatività potenziandone le capacità di collettori del risparmio, oggi diretto prevalentemente verso impieghi in immobili destinati allo svolgimento di attività economiche (uffici, alberghi, logistica, centri commerciali, industria, ecc.) e domani indirizzabile verso progetti dalla spiccata finalità sociale e a futura disposizione di interventi volti ad alleggerire temi caldi quali la carenza di alloggi destinati a locazione. I fondi potrebbero essere destinati a svolgere un ruolo di primaria importanza anche in campi come l’housing sociale, il federalismo demaniale, lo sviluppo infrastrutturale o l’attuazione di grandi programmi di riqualificazione urbana e recupero del territorio, dai quali dipende una buona parte dello sviluppo del Paese e della sua capacità di ammodernamento. Sul fronte della minaccia elusiva, i timori riguardano i fondi che non presentano una pluralità di investitori, i cosiddetti fondi familiari.
A fronte di tali realtà di minoranza (e comunque tutte approvate dalle competenti autorità di vigilanza), l’industria dei fondi immobiliari è oggi rappresentata, per la maggior parte, da fondi immobiliari sottoscritti da soggetti istituzionali, quali casse di previdenza, fondi pensione italiani ed esteri, oltre a numerosi fondi istituzionali che rappresentano il risparmio collettivo di tanti risparmiatori. I fondi istituzionali sono la dimostrazione della crescita del settore in termini di capacità di trasformare un mercato grigio e sommerso in un mercato caratterizzato da trasparenza e da una crescita delle transazioni internazionali. Proprio partendo da questa caratteristica del mercato, Assoimmobiliare ha adottato una vigorosa difesa nelle sedi istituzionali affinché rientrassero tra i fondi che rispettano il requisito di pluralità quei fondi che presentano come promotore un soggetto rappresentativo di una pluralità di interessi, ricollegandosi alla definizione di pluralità di partecipanti contenuta nella risoluzione n. 137/E del 4 ottobre 2005 emessa dall’Agenzia delle Entrate, secondo la quale: “un fondo per essere tale necessita dunque di una pluralità di sottoscrittori a meno che l’unico detentore non rappresenti una pluralità di interessi così da raffigurare una gestione collettiva”. Questa interpretazione è determinante per gli investimenti dei governi sovrani, delle assicurazioni, dei fondi italiani ed esteri e degli enti di previdenza.

venerdì 3 dicembre 2010

Risparmio energetico, urgente intervenire

La questione climatica è ormai un problema molto sentito dall’opinione pubblica e le preoccupazioni salgono per l’incremento dei gas serra nell’atmosfera, prodotti da emissioni di CO2. L’International Energy Agency, già nel World Energy Outlook del 2007, citato anche da Confindustria nel documento di proposte per il Piano Straordinario di Efficienza Energetica 2010, aveva preannunciato che, senza un rapido e significativo intervento, la presenza di gas serra potrebbe raddoppiare entro fine secolo, portando, come conseguenza, l’innalzamento della temperatura terrestre di 6°. L’indagine prefigurava un tasso di crescita media annua, dal 2007 al 2030, dell’1,5%, passando da 28 miliardi di tonnellate del 2006 a ben 41 miliardi di tonnellate nel 2030, con un incremento complessivo del 45%. La questione, poi, suscita particolari preoccupazioni perché tre quarti di tale aumento, viene prodotto in Cina (+6 mld t), India (+2 mld t) e nei paesi del medio oriente (+1 mld t), quasi una cartina di tornasole dei cambiamenti economici nel mondo. La repubblica popolare cinese che detiene il valore più allarmante, infatti, si presenta come un’area geopolitica che attraversa un periodo di transizione economica e culturale in cui non è ancora maturata un’attenzione ai valori legati alla tutela dell’ambiente, con la conseguenza che il processo di industrializzazione in corso, estremamente rapido, non trova un limite effettivo nell’opinione pubblica e talvolta neanche nelle politiche centrali.
L’impegno europeo in materia di ecologia si è avviato nel 1997 con la sottoscrizione del protocollo di Kyoto e il conseguente impegno a ridurre, nel periodo 2008 – 2012, l’emissioni di CO2 dell’8% rispetto al livello del 1990. L’evoluzione di tale impegno è rappresentata dal “pacchetto clima-energia” degli obiettivi 20 – 20 – 20, attraverso i quali l’Unione si vincola a ridurre, entro l’ormai vicino 2020, le emissioni di gas serra del 20% rispetto ai valori del 1990 (-14% rispetto al 2005) ed a promuovere un incremento delle energie rinnovabili anch’esso del 20% sul consumo finale lordo di energia. A ciò si aggiunge quanto stabilito dal Consiglio d’Europa dell’ 8-9 marzo 2007, che ha assunto un impegno non vincolante di riduzione dei consumi finali di energia del 20% al 2020. Tra i vari livelli di difficoltà che tali obiettivi comportano c’è da considerare lo stato dell’economia globale. Il fattore economico, infatti, svolge un ruolo cardine nella possibilità o meno di attuare le politiche di efficientamento energetico. Produrre energia pulita (o meno sporca) significa ricorrere alle fonti rinnovabili, fonti più costose delle tradizionali.
La nuova Direttiva 28/2009/CE ha assegnato all’Italia un obiettivo del 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili nei consumi energetici finali, da raggiungere nel settore elettrico, termico e dei trasporti. A fronte di ciò il Governo Italiano, nel piano di azione sulle fonti rinnovabili del giugno 2010, ha stimato l’obiettivo di produzione delle fonti rinnovabili nei tre settori coinvolti in circa 22 Mtep. Per il solo settore elettrico il raggiungimento del potenziale di sviluppo delle fonti rinnovabili (9,11 Mtep), se permanesse l’attuale livello di incentivazione, comporterebbe un costo al 2020 di circa 9,6 miliardi di euro all’anno, circa il triplo rispetto al costo di incentivazione nel 2006, con un incremento del costo medio dell’energia elettrica consumata di circa 25 euro/MWh. Sostenere costi così forti in una congiuntura internazionale ancora incerta e difficoltosa porta l’attenzione al tema dell’efficienza energetica. Appare del tutto evidente, infatti, che gli obiettivi europei potranno essere realmente raggiunti solo attraverso una giusta combinazione tra il ricorso a fonti energetiche alternative e una riduzione dei consumi in grado di contenere l’aumento dei costi. L’obiettivo al 2016 è suddiviso tra il settore residenziale (4,9 Mtep), industriale 1,8 (Mtep), terziario (2,1 Mtep) e dei trasporti (2,0 Mtep).
Sul fronte immobiliare bisogna considerare che i settori Terziario e Residenziale impattano per circa 1/3 sui consumi energetici nazionali, al pari d’Industria e Trasporti, settori che nelle ultime due decadi hanno continuato a incrementare la relativa richiesta energetica; solamente dal 2005 (tranne che per l’Industriale) si è notata un’inversione di tendenza, probabilmente derivante da una maggiore sensibilità ai temi energetici e dalle incentivazioni proposte per l’effettuazione d’interventi atti a rendere più efficiente il settore energetico. La messa in efficienza del patrimonio edificato, sia esso pubblico che privato, passa in generale per tre nodi fondamentali: la possibilità di ridurre il ricorso a combustibile fossile, la capacità di migliorare il rendimento degli impianti che consumano energia e una razionalizzazione dell’uso che l’utente finale fa dell’energia stessa. Sul fronte residenziale la principale variabile su cui lavorare è costituita dalla quantità di energia necessaria al riscaldamento invernale (e su questo fronte le nuove abitazioni già devono rispettare i valori limite di contenimento energetico riportati nel D. Lgs 192/05) e al raffreddamento estivo. Tutte le misure, ovviamente, presentano dei costi, ma va ricordato che mostrerebbero come contropartita interessanti attivazioni sull’economia sia del settore delle costruzioni sia sul settore dei beni ad alta efficienza, con ritorni importanti in termini erariali.


Mercati azionari, prospettive e attese

I timori sui Paesi periferici continuano a penalizzare i mercati azionari, nonostante il via libera da parte dell’Ecofin al piano di aiuti da 85 mld di euro a favore dell’Irlanda. Si riaccendono i timori che la crisi possa estendersi ad altri paesi come il Portogallo, considerato l’ulteriore anello più debole della catena europea e additato come nuovo paese ad aver bisogno di aiuti. La situazione del Portogallo presenta però minori criticità rispetto all’Irlanda, dato che la maggioranza politica risulta più salda e il Governo locale ha già presentato un ambizioso programma di tagli dei conti per il 2011. Inoltre, il sistema bancario si presenta molto più solido, nonostante il recente downgrade di Fitch. Secondo indiscrezioni di stampa, il Governo portoghese potrebbe aver ricevuto pressioni da parte degli altri esponenti dell’Eurogruppo affinché richieda aiuti finanziari, attraverso l’utilizzo del fondo d’urgenza dell’Unione Europea; indiscrezioni che tra l’altro sono state prontamente smentite. Sulle aspettative continuano a pesare anche i risultati dell’ultimo intervento restrittivo da parte della Banca Centrale cinese, con l’obiettivo di frenare l’eccessivo surriscaldamento della crescita economica del paese asiatico, limitare l’inflazione e i rischi di nuove bolle speculative. Tale situazione sta incidendo in particolar modo sull’andamento dei prezzi delle materie prime; i timori sono legati a un rallentamento della domanda proveniente dagli investitori cinesi. Inoltre, anche il contesto geopolitico sta esercitando la sua influenza negativa, attraverso il riaccendersi delle tensioni tra le due Coree. Tecnicamente, i principali indici internazionali restano a ridosso di aree resistenziali di forte valenza, anche se resta evidente la maggior forza degli indici statunitensi rispetto a quelli europei.
A livello settoriale, i comparti Finanziari continuano ad appesantire l’andamento dei mercati, con l’indice settoriale dei Bancari tornato in prossimità dei minimi di giugno. Le tensioni scaturite dai periferici sono al centro dell’attenzione dell’Unione Europea, che ha deciso di effettuare, in primavera una nuova ondata di stress test. Questa volta verranno utilizzati parametri più stringenti e saranno effettuati maggiori controlli sull’esposizione delle banche al mercato immobiliare e ai bond governativi. Nel frattempo, la Banca Centrale tedesca ha comunicato che l’esposizione complessiva verso l’Irlanda in capo agli istituti creditizi del paese ammonterebbe a circa 25 mld di euro. Continua ad esprimere forza relativa il comparto Auto, sostenuto dalle crescite degli Emergenti. Un importante contributo è arrivato dai conti trimestrali di Porsche, che ha ottuplicato l’utile operativo a fronte di vendite in crescita dell’86,4%. Resta forte anche il Lusso, sostenuto anche dai risultati trimestrali migliori delle attese riportati da Tiffany.
Partenza positiva per la stagione natalizia negli Stati Uniti, con il mercato che si attende vendite a livelli più elevati degli ultimi tre anni. Recupera forza il Tecnologico, dopo la debolezza che aveva caratterizzato il comparto nelle ultime settimane, grazie alle positive indicazioni trimestrali di Hewlett-Packard; il gruppo ha registrato una crescita della domanda di PC e server soprattutto nei mercati BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), dove le vendite sono aumentate del 12%

mercoledì 1 dicembre 2010

Eurozona a rischio crisi

La crisi del debito nella zona euro si muove ad un ritmo sempre più veloce, mettendo ora sotto pressione più paesi contemporaneamente, con le istituzioni dell'Unione europea che potrebbero trovarsi nell'impossibilità di gestire i mercati finanziari se non si cambia il metodo d’intervento.
Per il deficit della Grecia dovuto ai problemi del debito emerso alla fine del 2009, ci sono voluti cinque mesi di costante aumento dei rendimenti dei titoli sovrani greci e gli sforzi da parte dei funzionari dell'Unione europea per contenere la minaccia, prima di organizzare un piano di salvataggio di 110 miliardi di euro. Il ritardo è stato comprensibile perché l'UE non aveva mai avuto a che fare con una crisi del genere dall'introduzione dell'euro nel 1999. Una volta concordato un meccanismo di salvataggio per Atene, è stato solo una questione di giorni prima che i fondi fossero erogati. Nel caso dell' Irlanda, ci sono volute settimane di pressioni da parte dei mercati finanziari e che i rendimenti dei titoli di stato facessero un balzo in avanti, con un differenziale rispetto ai bund tedeschi più del doppio, prima che l'Irlanda chiedesse aiuto. Solo dopo una squadra UE-FMI si è potuto recare a Dublino e assemblare un piano di salvataggio di 85 miliardi di euro. Ma ora la pressione dei mercati si sta esercitando su Portogallo, Spagna, Belgio e forse Italia contemporaneamente. In teoria l'UE ha un meccanismo in atto per cercare di allontanare la pressione, e può agire in poche ore tramite chiamate in video-conferenza e prendere decisioni. Tuttavia, vi sono dubbi sul fatto che, questo meccanismo sia abbastanza agile per superare in astuzia, far andare avanti dei mercati, e muovere abbastanza denaro in tempi rapidissimi, per domare le fiamme di contaggio. Quando si tratta di politici europei e dei mercati, c'è sicuramente una asimmetria delle armi ', ha detto Hugo Brady, analista politico senior presso il Centre for European Reform, un think-tank. La critica fatta è che i leader politici si muovono con un moto in crescendo, piuttosto che a grandi passi, per motivi comprensibili, in quanto è stato sottolineato che essi hanno gli elettori e le loro circoscrizioni elettorali da considerare, mentre i mercati no. Brady ha poi aggiunto che, a suo parere, il periodo di inviare segnali al mercato e vedere come reagiscono deve finire. Non è un gioco che i politici stanno vincendo.
Ora i 16 paesi dell’Eurozona hanno, in teoria, 750 miliardi di € a loro disposizione per contrastare la crisi, del totale, 250 miliardi provengono dal Fmi, 440 miliardi da parte dei governi della zona euro e 60 miliardi da parte dell'UE a 27 paesi. Finora, solo circa 60 miliardi sono stati erogati con il pacchetto per Dublino perché il resto, pari a circa 25 miliardi, provengono da risorse proprie o da prestiti bilaterali. Il salvataggio della Grecia è stato un accordo separato. Con almeno 650 miliardi di €, ancora disponibili, i paesi dell'Eurozona dovrebbero essere in grado di gestire un piano di salvataggio del Portogallo e forse anche della Spagna, se Lisbona e Madrid dovessero fare richiesta di aiuto. In tale eventualità, i team tecnici possono essere spediti in pochi giorni e il denaro potrebbe essere rilasciato in circa una settimana o 10 giorni al più tardi. Oggi Trichet, Presidente della BCE, ha dichiarato, in una conferenza stampa, che è pronto a mettere a disposizione tutte le risorse necessarie. Le sue parole sono state un viatico per le borse che hanno fatto un balzo all'insù, con Madrid salita di oltre il 4%.
Nello schema di salvataggi di debiti sovrani, bisogna considerare che ci si trova davanti operazioni veloci come i fulmini, e quando si parla di Unione europea, le ruote istituzionali possono raramente essere spostate così velocemente. Domenica scorsa, i ministri delle finanze UE hanno fissato i dettagli del patto di stabilità europeo meccanismo, che coinvolgerà gli obbligazionisti privati che dovranno condividere il costo di eventuali default del debito sovrano o di ristrutturazione, ma entrerà in funzione solo a metà del 2013.

martedì 30 novembre 2010

Ristrutturazione del debito

Nonostante un altro piano di sostegno annunciato la scorsa fine settimana, è apparso sempre più chiaro che alcuni dei debiti dei paesi europei il famoso PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) dovrà essere ristrutturato. Un modo gentile per dire che questi paesi non saranno in grado di rispettare le scadenze in tempo. La questione centrale che si pone ora è: chi paga?
Possono essere utilizzate tre categorie: i contribuenti dei paesi in difficoltà, inizialmente, pagando attraverso drastiche politiche di austerità imposte loro, come è successo in Grecia e in Irlanda. I contribuenti dei paesi (relativamente) in migliori condizioni di salute, che dovranno mettere nel piatto i propri soldi, anche se a malincuore, come nel caso della crisi greca e irlandese, e sono Germania, Francia e altri paesi che hanno prestato il proprio denaro ai paesi interessati. Ora, chi può garantire oggi che gli irlandesi e greci saranno in grado di rimborsare domani pienamente questi prestiti? Infine, i restanti mercati, che hanno dato a questi paesi, a volte sottovalutandone il rischio, le loro risorse. Questi prestatori sono in gran parte banche, spesso europee. Dei 106 miliardi di euro di debito irlandese, 60 miliardi sono detenuti da banche dell'area dell'euro. L'intera questione è dove si punta il dito. Germania e Francia volevano spostare verso il mercato: a Deauville, il 18 ottobre, Merkel e Sarkozy hanno chiesto che i creditori privati siano regolarmente messi a lavorare al futuro meccanismo di soluzione delle crisi. Risultato: panico nel debito irlandese, e il rischio di crisi generalizzata in tutta l'area dell'euro. Quindi, pacchetto di aiuti massicci (85 miliardi di €), e parallelamente incontri per affrontare le richieste franco-tedesche. Infine, il Fondo di Stabilizzazione europeo stabilisce che i creditori privati che sottoscriveranno questi debiti dal 2013 (non 2011, come richiesto in prima istanza dai tedeschi), se ne dovranno fare carico, sia pure non in modo sistematico, ma "caso per caso." Un modo per garantire i mercati, che ancora non hanno ritrovato la fiducia nella conclusione del gioco. Nel braccio di ferro che li oppongono agli Stati, i mercati hanno vinto un altro round. Vi è stato quindi scongiurato, temporaneamente, uno nuovo panico finanziario, e una situazione tipo-Lehman a livello europeo, ma nulla è veramente risolto. Nel frattempo, ci sono manifestazioni di massa nei vari paesi con atti di violenza che possono spazzar via il rigore per la crescita e generare nuove reazione violente della popolazione interessata.

Brevetto europeo prossimo banco di prova della UE

Dopo più di dieci anni di negoziati politici per istituire un brevetto europeo comune, un gruppo di Stati ha deciso di dissociarsi dal resto dei paesi membri dell'UE, e anticipare le scelte.
Svezia, Germania, Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi, Slovenia ed Estonia hanno dichiarato che avrebbero formalmente chiesto alla Commissione europea di poter contribuire a sviluppare un brevetto congiunto sulla base della cooperazione rafforzata. Altri Stati membri sono invitati a partecipare a questo accordo. Si tratta di una tattica audace e raramente utilizzata per mettere sotto pressione l'Italia e obbligarla ad abbandonare l'opposizione che blocca i negoziati. La richiesta di Roma è che, oltre al francese, inglese e tedesco, l'italiano diventi la quarta lingua ufficiale utilizzata per tradurre il brevetto europeo. 'Chiaramente non è possibile concludere un accordo in un prossimo futuro', ha detto il ministro svedese per l'energia ed Industria, Maud Olofsson. In questo contesto, sarebbe un peccato per l'industria europea non utilizzare la cooperazione rafforzata 'per raggiungere un accordo sul brevetto europeo ", ha aggiunto.
L'Europa ha bisogno di razionalizzare il processo di proteggere le sue innovazioni, di ridurre i costi di questa procedura e creare un sistema giuridico per risolvere i conflitti. Attualmente, è dieci volte più lungo per una società europea concludere un brevetto che per i suoi concorrenti statunitensi o giapponesi. 'Non credo che possiamo permetterci di non aumentare la nostra competitività', ha detto il commissario europeo per il Mercato Interno, Michel Barnier, che ha promesso di rispondere rapidamente alle richieste di cooperazione rafforzata. Egli presenterà la sua proposta alla riunione dei ministri europei responsabili per la competitività, il 10 dicembre prossimo. Questa è la seconda volta che gli stati potrebbero usare il sistema della cooperazione rafforzata, il cui utilizzo è stato reso possibile dal Trattato di Lisbona.

domenica 28 novembre 2010

Lavoro precario in Germania

Sul fronte del lavoro, la Germania è uno dei pochi paesi ad aver visto calare il suo tasso di disoccupazione in un anno, ma questo calo, maschera anche una grande precarietà. E' stato del 6,7% nel settembre 2010, secondo Eurostat, quando nell'area euro era pari al 10,1% della forza lavoro. Una situazione che coincide con una ripresa della crescita (3,5% previsto nel 2010, 1,8% nel 2011) e pone la questione di un "miracolo tedesco" in un'Europa ferma. Henrik Uterwedde, economista e vice direttore dell’ Istituto franco-tedesco di Ludwigsburg, tuttavia, crede che l'occupazione sia stata mantenuta a costo di un allargamento delle disuguaglianze. Soprattutto perché la gestione della crisi è stata fatta attraverso un innovativo accordo tra governo, datori di lavoro e parti sociali sul lavoro a tempo parziale. Sino al 2007, i tedeschi hanno preferito dire che la crisi era temporanea e che le società avevano interesse a mantenere il maggior numero possibile di personale qualificato. Non tanto per un'attenzione alle questioni sociali, ma soprattutto per avere i lavoratori giusti al momento della ripresa. Tra le decisioni adottate, c'è stata l'estensione del quadro normativo chiamato "Kurzarbeit". Questo dispositivo consente ad una società di tagliare il 50% del tempo di lavoro (20 ore invece di 38 settimanali), il che provoca una diminuzione del 50% del salario. L'agenzia del lavoro tedesca si accolla poi fino al 30% della mancante retribuzione, a seconda della situazione familiare del dipendente. Le parti sociali e lo Stato hanno deciso di estendere la lunghezza del dispositivo da 6 a 24 mesi. Molte aziende, dopo un accordo interno, hanno scelto di applicare questo meccanismo. Al culmine della crisi nel maggio 2009, quasi 1,6 milioni di persone sono state aiutate con l'applicazione della Kurzarbeit, un terzo nell'industria metallurgica (tra cui quella automobilistica). Anche IG Metall, il potente sindacato metalmeccanico, ha accettato la misura, che costerà miliardi allo Stato tedesco, e che dovrebbe scomparire automaticamente con l'aumento delle vendite soprattutto nei settore a forte esportazione. Ciò ha contribuito ad evitare che sul piano sociale, molti lavoratori entrassero nelle liste della disoccupazione di lunga durata. La crisi ha tuttavia avuto un impatto sui lavoratori tedeschi, perchè nonostante i meccanismi della Kurzarbeit, ha portato ad una diminuzione del 20% delle retribuzioni, e che, in questi ultimi dieci anni, si è avuta in Germania una stagnazione, a differenza di altri paesi europei. Inoltre, questa media non riflette il divario crescente: il rovescio della medaglia è stato il mantenimento dell'occupazione con un evidente aumento della vulnerabilità. Infatti, c’è stato anche un abuso nello sfruttamento di part-time e bassi salari. Occupazione provvisoria di personale, mini-posti di lavoro, cioè per poche ore settimanali pagate 400 euro al mese sono stati negli ultimi anni, la regola per un numero significativo di lavoratori del settore terziario. [Il 'mini-jobs interessa il 12% della popolazione attiva. Si tratta principalmente di posti di lavoro non qualificato (dipendenti dei supermercati, addetti alle pulizie ...) che hanno sofferto di più del sistema. Le imprese hanno preferito usare due o tre mini-jobs, fiscalmente più vantaggioso, piuttosto che assumere una persona a orario intero e a tempo indeterminato. Può essere stimato attualmente in 6,7 milioni il numero di lavoratori mal pagati in Germania. Oggi il paradosso è che anche i datori di lavoro dichiarano che i lavoratori meritano un aumento salariale. Il recupero è visto come la fine della moderazione e dei sacrifici: la rinegoziazione dei contratti collettivi, che si svolgerà nei prossimi mesi, s’iscriverà in questo contesto. I sindacati sperano che il momento della ripresa porterà progressi. Per chi lavora, significa un aumento dei salari o di sicurezza del lavoro. E per coloro che sono disoccupati, è meglio avere la sicurezza finanziaria in periodi di insicurezza e poi un ritorno al lavoro. Ciò potrebbe accadere, ad esempio, mediante l'istituzione di un salario minimo in Germania.

venerdì 26 novembre 2010

L'Eurozona spinge la Spagna a ridurre il disavanzo

La Spagna deve ristrutturare al più presto le sue banche più deboli, presentare un bilancio austero per il 2011 per ridurre il disavanzo e per evitare una crisi come quella greca o irlandese, perchè la pressione del mercato aumenta mettendo l'economia spagnola alla prova.
I membri dell'Eurozona hanno la speranza che Madrid uscirà dalle difficoltà, consapevoli del fatto che un salvataggio della quarta economia europea potrebbe ridurre la stabilità dell'Unione europea e le riserve del FMI così da indebolire ulteriormente la moneta unica.
Come il Portogallo, la Spagna non riesce a convincere che è meno vulnerabile di altre economie della zona euro, cosa che ha portato gl’ investitori, preoccupati per il disavanzo pubblico, in particolare delle regioni, ad allontanarsi dal debito spagnolo, soprattutto per la dimensione di mutui tossici, incamerati dalla Banca di Stato. Lo spread di rendimento tra i bond spagnoli a dieci anni e il Bund tedesco è stato raggiunto questa settimana, toccando il livello più alto dalla nascita della zona euro, ma anche al di là dei 250 punti base, il rischio di default del debito spagnolo rimane ben al di sotto di quello del prestito irlandese, di cui il divario con il Bund è salito a 630 bps. Solo quattro dei 50 economisti interpellati da Reuters all'inizio di questa settimana da Madrid sono per richiedere l'assistenza finanziaria da parte dell'Unione europea.
"Ovviamente, se le cose sfuggeranno di mano, sarà un'altra storia, ma in fondo, la Spagna sembra più forte di altri paesi periferici e le esigenze di finanziamento per l'anno prossimo non sembrano così alte", dice uno specialista del debito spagnolo a Londra. Esso prevede un debito di 43,300 miliardi di € il prossimo anno, contro i 76,2 miliardi di quest'anno, circa 65 miliardi di prestiti a scadenza nel 2011, compresi gl'interessi, la quota maggiore in aprile.
"L'UE e il FMI hanno aiutato la Grecia e dovranno aiutare l'Irlanda e il Portogallo che sembra l'ultimo paese, in ordine di tempo minacciato, ma la Spagna sarebbe un problema molto diverso: la sua economia e il debito sono più grandi di quelli dei tre paesi messi insieme ", dice Deutsche Bank. Se il contaggio dovesse propagarsi alla Spagna, il fondo già esistente non sarebbe sufficiente a coprire il suo fabbisogno di finanziamento e sarà una sfida per l'esistenza della zona euro", ha detto Marco Valli, economista capo per la zona euro in Unicredit. Secondo la stima di Capital Economics, per coprire le esigenze di finanziamento di Madrid per due anni e mezzo servirebbero 420 miliardi di €, una somma difficilmente sopportabile per la stabilità finanziaria europea, una volta deliberato di aiutare l'Irlanda.
La Spagna non ha alcuna difficoltà a trovare i creditori, ma l'impennata del costo del debito rischia di condurre ad una spirale insostenibile. Il governo sta promuovendo l'efficienza del suo piano di austerità pur ricordando che vi sono ancora alcuni mesi, la gestione di Dublino è stata presa come esempio. "Essi devono agire più rapidamente, approfondire la riforma del mercato del lavoro e poi fare un miglior lavoro d’informazione ', ha detto Jose Luis Martinez economista di Citi. Madrid dispone di un patrimonio importante: il suo bilancio 2011 è già approvato e il suo debito è stimato quest'anno al 60% del PIL, contro il 100% per l'Irlanda e 145% per la Grecia. Il governo è disposto a ulteriori economie di bilancio ritardando progetti d’ infrastrutture e abbassando gli stipendi dei dipendenti pubblici.
'La Spagna è l'unico paese che può riuscire a ridurre il deficit. In Irlanda, anche senza il debito delle banche, il deficit è in aumento. In Portogallo, questo non migliora affatto, dichiara Jose Carlos Diez, capo economista presso Intermoney a Madrid.
Le banche sono più forti delle loro rivali irlandesi. Il governo ha alimentato una linea di credito di 15 miliardi di € per sostenerle e sono state costrette a fondersi. Solo una manciata di piccole strutture ha fallito le prove di stress. Ma la paura persiste se si dovesse percepire un crollo bancario, se dovesse mancare il denaro a breve ora offerto sul mercato interbancario, sotto il peso dei debiti risultanti dalla bolla immobiliare.
'La vulnerabilità della Spagna ha le sue origini nel mancato recupero del settore privato che ha accumulato prima che la recessione iniziasse un debito pari al 210% del PIL, ha osservato questa settimana Gilles Moec, economista di Deutsche Bank. Come altri esperti, ha messo in guardia contro qualsiasi reazione per un'eccessiva pressione sul mercato madrileno, dicendo che le misure di austerità aggiuntiva potrebbero far precipitare l'economia già stagnante in una nuova recessione. La Spagna ha fissato un obiettivo del deficit al 6% per il 2011, sulla base di una previsione di crescita del 1,3% che molti già giudicano ottimista. Sono anche le finanze delle sue regioni, che raggiungono un debito pari al 10% del prodotto interno lordo, che alimentano le paure dei mercati.

mercoledì 24 novembre 2010

Anche i buoni del tesoro tedeschi soffrono

Oggi mercoledì anche i Bund tedeschi, visti come i titoli di riferimento più sicuri al mondo, non sono stati molto appetiti dagli investitori.
Nel contesto dei mercati del debito pubblico, al momento molto travagliato in Europa, anche Berlino, deve lottare per rifinanziarsi. Il Tesoro tedesco aveva previsto oggi di offrire agli investitori un prestito $ 6 miliardi a dieci anni. Ma le richieste dei Bund, ancorchè considerati come il più forte bond della zona euro, non sono riuscite a coprire completamente l' offerta ammontante a € 5,670 miliardi, e sono stati assegnati soltano € 4,76 miliardi. Questa è la quarta volta quest'anno, su 69 offerte lanciate fino ad oggi, che trovano un'assegnazione al di sotto dell' offerta, ha dichiarato all'Afp Jörg Müller, portavoce dell'agenzia finanziaria, che gestisce il debito tedesco. "Questo è interamente dovuto alla volatilità del mercato odierno", ha aggiunto.
Un'altra spiegazione, data da Jean-Francois Robin, strategist di Natixis, "le obbligazioni tedesche sono costose, vale a dire che il tasso d'interesse è molto basso, anche se si sono alzati negli ultimi tempi. "Forse è un po 'di mancanza di appetito per le obbligazioni della zona euro in generale", ha ammesso.

martedì 23 novembre 2010

Euro superstar in Europa

Può sembrare una crisi domino, in quanto dopo la Grecia, ora c'è l'Irlanda e la stampa finanziaria pensa che anche il Portogallo possa entrare presto nel mirino della speculazione. Per i pessimisti la cosa è chiara: il fiore all'occhiello degli europei l'euro è colpito. Questo scenario non è realistico, ci vuole altro per decretare la morte della moneta unica. Per i campioni del nero come la pece e per gli scenari che essi amplificano è loro diritto lasciarsi andare a previsioni ulteriormente negative, ma il senso di allarme che si vuol trasmettere in Europa è fuori luogo.
Per quanto allettanti, per gli ultimi euroscettici, possano sembrare queste spaventose previsioni, vista la situazione attuale: non sono molto realistici. Naturalmente, la situazione in Irlanda è tutt'altro che rosea, e sarebbe sciocco ignorare i rischi potenziali per l'euro. Ma dal punto di vista di oggi, non ci sono prove che l'unione monetaria è davvero in pericolo, figuriamoci in un crash catastrofico con una crisi che termina con la morte dell 'euro. Ci sono almeno quattro ragioni principali perchè questo non possa accadere:
* L'Irlanda non è una seconda Grecia.
* Gli europei hanno imparato dalla crisi a governare i bilanci e nella maggioranza dei paesi, Italia compresa, le severe misure di tagli delle spese statali previste per riportare il deficit entro il 3% come da patto di Maastricht, sono state già prese.
* La dimensione economica dei paesi periferici è limitata rispetto ai PIL dei grandi paesi dell'Eurozona.
* L'euro nel confronto con il dollaro e lo yen tiene bene.

domenica 21 novembre 2010

Opel e Vauxhall in crisi

Mentre la società madre General Motors ritorna con successo sul mercato azionario, Opel e Vauxhall, filiali europee accusano problemi. La capogruppo GM giovedì scorso ha realizzato, con il suo ritorno in Borsa, un nuovo record: con un fatturato complessivo di circa oltre 23 miliardi di dollari è stata la Initial Public Offering (IPO), la più grande IPO di tutti i tempi .
Quest'anno, la casa automobilistica di Rüsselsheim, chiuderà i bilanci in profondo rosso, ha dichiarato ieri Nick Reilly, il nuovo capo di GM Europe - l'azienda che controlla Vauxhall nel Regno Unito e Opel sul continente, ha aggiunto che "per la casa automobilistica sono necessari 3,3 miliardi di euro pari a £ 2,9 miliardi di sterline per coprire i costi di licenziamento di ben 10.000 lavoratori in tutta Europa e di ridurre la capacità del 25%", che GM Europe aveva 2 miliardi euro (£ 1,5 miliardi) in contanti, che si esauriranno nel primo trimestre del prossimo anno".
La controllata tedesca Opel quest'anno farà 1.400.000.000 € di perdita. Inoltre, la minaccia di una querela, a causa della pubblicità con una "garanzia a vita". ha ora un seguito legale. L’azienda è stata citata in giudizio presso il Tribunale di Darmstadt, per combattere la concorrenza sleale, secondo la rivista "Focus". Il portavoce per il concorso nazionale, Andreas Ottofülling ha criticato perché la garanzia a vita è un’indicazione chiaramente fuorviante. Il centro aveva ammonito il produttore in estate, l’Opel, tuttavia, dopo averne discusso con l'organizzazione di auto-regolamentazione per la promozione pubblicitaria, Die Wettbewerbszentrale aveva dichiarato che la garanzia fino 160.000 km, considerando la percorrenza media di circa 11.000 km annui di fatto copriva "una vita normale della vettura."
Il sito Luton, GB, della Vauxhall produce il Vivaro, un piccolo furgone commerciale, con la Renault, ma la partnership con la casa automobilistica francese scadrà nel 2013, per questo la Vauxhall è attivamente alla ricerca di una partnership di produzione in grado di subentrare alla Renault per garantire la produzione di un altro veicolo presso lo stabilimento. Anche se Vauxhall premerà su Renault ad impegnarsi a fare un altro modello a Luton, dopo il 2013, resta inteso che si sta anche cercando di determinare se altre società automobilistiche siano interessate al progetto. Ieri Nick Reilly, incontrando Lord Mandelson, il Segretario di Business e, separatamente, Tony Woodley, segretario generale del più grande sindacato della Gran Bretagna, ha dichiarato che non pensa a un taglio dello stipendio per i lavoratori. Gl’incontri effettivamente sono l'ultimo round di colloqui dettagliati tra i governi, sindacati e GM Europa per discutere i piani del gruppo per Vauxhall e Opel. Reilly ha detto che i colloqui potrebbero essere completati entro tre settimane e, certamente, entro la fine dell'anno.
Vauxhall ha circa 5.500 dipendenti in due stabilimenti nel Regno Unito: Ellesmere Port, nel Cheshire, dove viene prodotto l'Astra, e Luton. I lavoratori sono stati perseguitati dalla incertezza sul loro futuro, per più di un anno dopo che la General Motors, la controllante con sede in USA, fu costretta a chiedere fondi di salvataggio a Washington.
Dopo la sua discussione con il signor Reilly, Lord Mandelson ha dichiarato: "Abbiamo avuto un incontro positivo con GM. Il nuovo piano presentato oggi rappresenta un solido impegno per gli impianti Vauxhall e per la forza lavoro. GM si è impegnata per Luton sino al 2013 e andrà a cercare altri prodotti. GM sarà alla ricerca di sostegno finanziario e che il Regno Unito è pronto a sottoscrivere". Mr Reilly vuole sia i prestiti che garanzie sui prestiti da Lord Mandelson. Si ritiene che il membro della camera dei Lords sia disposto ad offrire qualche centinaio di milioni di sterline per aiutare Vauxhall. Tuttavia, sia il governo che i sindacati devono essere convinti della fattibilità del piano aziendale di GM e se intende impegnarsi per i numeri di posti di lavoro promessi nel medio e lungo termine.
I ministri delle finanze dell'UE e GM sono stati invitati a una riunione a Bruxelles lunedì prossimo. Un portavoce di Günter Verheugen, il commissario europeo per l'Industria, ha affermato che la riunione era stata convocata per discutere i piani di GM per le sue attività in Europa e per coordinare.

venerdì 19 novembre 2010

Il Fondo Monetario Internazionale sprona l'UE

Secondo il capo del FMI, Dominique Strauss-Kahn, l'UE ha bisogno di riequilibrare la sua economia. L'Unione europea deve trovare una soluzione agli squilibri economici tra gli Stati membri e facilitare il flusso di lavoratori, se vuole risolvere seriamente il problema della sua crescita.
Dominique Strauss-Kahn, nel suo discorso tenuto oggi, a Francoforte in Germania, al congresso bancario europeo, ha dichiarato che gli Stati europei dovrebbero diversificare le loro fonti di crescita, citando in particolare la necessità per la Germania di aumentare la propria domanda interna. 'Come siamo preoccupati per gli squilibri globali, dovremmo anche preoccuparci degli squilibri all'interno della zona euro. Il disavanzo delle partite correnti in alcuni paesi europei dovranno essere ridotte e allo stesso tempo in altri paesi come la Germania, la crescita dovrà essere guidata da un'attenzione alla domanda interna', ha aggiunto.
Sempre secondo Dominique Strauss-Kahn la priorità delle riforme dovrebbe andare ad un'armonizzazione delle legislazioni del mercato del lavoro della zona euro, perchè l'area dell'euro non può raggiungere il suo vero potenziale con un patchwork confuso dai mercati del lavoro segmentati. "E' ora di mettere su un piano di parità i lavoratori europei, soprattutto per quanto riguarda la tassazione del lavoro, i sistemi di prestazioni sociali, la loro portabilità e la legislazione sulla tutela dell'occupazione. Dove c'è carenza di lavoratori qualificati, i paesi europei dovrebbero cercare di facilitare l' immigrazione per soddisfare le loro esigenze ", ha ulteriormente affermato, così la crescita a lungo termine potrebbe inoltre trarre vantaggio da un approccio meno restrittivo in materia di immigrazione. Ha senso ed è portatrice di sviluppo utilizzare l'immigrazione per affrontare problemi di mancanza di manodopera qualificata come è stato fatto in Nord America".

giovedì 18 novembre 2010

Ryanair alla ricerca di condizioni più favorevoli

La compagnia aerea irlandese low cost, Ryanair, continuerà ad adeguare le sue rotte seguendo le condizioni più favorevoli che gli aeroporti concederanno, ha dichiarato ieri mercoledì il nuovo direttore di percorsi di sviluppo. Di fronte alle condizioni avverse sopraggiunte in Irlanda, il gruppo ha ridotto le sue operazioni, ha detto Ken O'Toole alla conferenza Global Sviluppo Aeroportuale di Dublino.
Abbiamo continuato a ridurre la nostra capacità di servire l'Irlanda per la cattiva gestione del trasporto aereo da parte del governo, per l'introduzione di una nuova tassa sul traffico aereo, al culmine della crisi, e per il continuo aumento dei diritti aeroportuali. Inoltre, la prima compagnia aerea low-cost del mondo prevede di chiudere nel gennaio 2011 l'unica piattaforma in Francia presso l'aeroporto di Marignane a Marsiglia, dal momento che ha davanti alla giustizia francese una controversia per pagare alcune indennità ai suoi 200 dipendenti locali.
"Quello che sta accadendo in Francia è legata alla influenza di Air France. Abbiamo aperto una piattaforma a Marsiglia nel 2006, per coincidenza, allo stesso tempo, un decreto è stata introdotta in violazione della direttiva europea sui diritti dei lavoratori dei trasporti ", ha aggiunto Ken O'Toole.
La scorsa settimana, Ryanair ha annunciato una ulteriore riduzione delle attività in Germania, in risposta ad un proposto aumento delle tasse sui passeggeri. Diversi voli saranno cancellati nel 2011 sulle nove rotte servite da Hahn, la sua più grande piattaforma tedesca.
Di tutt'altro peso la presenza della Ryanair in Italia a Orio al Serio (Bg) dov'è di casa dal 2002. Quest'anno la compagnia movimenterà il 76,2% dei 68.000 voli e degli 8 milioni di passeggeri previsti.

mercoledì 17 novembre 2010

Il petrolio in calo a New York

I prezzi del petrolio si sono bruscamente abbassati oggi mercoledì sul mercato americano. Il barile è più vicino agli 80 dollari, nonostante il calo impressionante delle scorte di petrolio negli Stati Uniti, in quanto gl'investitori hanno continuato a preoccuparsi di un rialzo dei tassi in Cina.
Sul New York Mercantile Exchange (Nymex), un barile di "greggio light sweet" per consegna fine dicembre è stato quotato a 80,44 dollari, in calo di 1,90 dollari rispetto al giorno precedente. Il mercato sta testando gli $ 80, ha osservato Matt Smith di Energy Summit. Il barile è sceso a 80,06 dollari, ma il mercato si muove con grande attenzione verso gli acquisti, tra le preoccupazioni sia per quanto riguarda un possibile aumento dei tassi d’interesse in Cina e sia sull'evolversi della situazione del debito pubblico dei paesi dell'area dell'euro. La caduta è stata rapida: in quattro sessioni, il prezzo è sceso di 7,37 dollari al barile, dopo la sua salita, la settimana scorsa, al livello più alto dall'ottobre 2008. “Gl'investitori speculano su un aumento dei tassi d’interesse cinese, destinati a contrastare l'inflazione nel paese, che rallenterebbe così la crescita economica e farebbe calare il consumo di petrolio”, ha dichiarato Andy Lipow di Lipow Associates Oil. D'altra parte, gli speculatori stanno monitorando la situazione nella zona euro, perchè quando l'Irlanda si avvicinò a un piano di aiuti internazionali per salvare le sue banche in grande difficoltà, anche in quel caso la speculazione rallentò gli acquisti.

martedì 16 novembre 2010

La Commissione UE vuole rilanciare l'industria europea

Il commissario Antonio Tajani ha presentato dieci azioni chiave per rilanciare la competitività industriale europea. L'industria è diventata una priorità per l'Unione europea. La strategia europea sviluppata dal 1990 aveva abbandonato la politica industriale e si era concentrata sulla ricerca e sviluppo marketing. Il documento presentato dalla Commissione, giovedi, 28 ottobre, ha riproposto all'attenzione del dibattito le sfide di una politica industriale europea.
“Dobbiamo aumentare le nostre ambizioni nel campo della politica industriale, intensificare i nostri sforzi e rafforzare la governance europea, è tempo di lavorare in modo diverso, ha dichiarato il commissario all'Industria, Antonio Tajani, in occasione della presentazione del rapporto. La competitività internazionale dell'Europa si è indebolita, nonostante i segnali di ripresa, visto che nella maggioranza delle industrie i livelli di produzione sono ancora inferiori del 10% ai livelli pre-crisi.
La comunicazione della Commissione contiene sette principali misure del programma per l’Europa 2020. Essa si concentra sul miglioramento del contesto imprenditoriale, comprese le piccole e medie imprese (PMI). Secondo il rapporto potrebbero essere creati nel settore secondario nei prossimi dieci anni, un totale di cinque milioni di posti di lavoro, di cui tre milioni nelle PMI.
Nella sua comunicazione la Commissione elenca le dieci azioni chiave per la competitività industriale europea :
* Un esame esplicito e dettagliato degli effetti sulla competitività della nuova normativa.
* Il salto di qualità della legislazione esistente, identificando le opportunità per ridurre gli effetti frenanti della legislazione.
* Sostegno alla creazione e allo sviluppo delle PMI.
* Presentazione di una strategia volta a rafforzare la normativa europea.
* Potenziamento delle infrastrutture e dei servizi di trasporti, dell'energia e delle comunicazioni, in modo da servire al meglio il settore.
* Una nuova strategia sulle materie prime.
* Aumento della produttività per l’innovazione settoriale che sarà supportata in diversi settori.
* Una sfida per l'industria ad alto consumo energetico per varare misure volte a migliorare le condizioni quadro e per sostenere l'innovazione.
* Nuova politica spaziale che sarà condotta e sviluppata in collaborazione con l'Agenzia spaziale europea e gli Stati membri.
* La Commissione pubblicherà una relazione sulla competitività dell'Europa e degli Stati membri, sulle loro politiche industriali e sulle performance su base annua.
Il Commissario ritiene che tali proposte non sostituiranno le politiche industriali nazionali.

sabato 13 novembre 2010

Carnevale a Quebec in Canada

Nel 1985 il suo centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO, Patrimonio dell'umanità.
Oggi passare qualche giorno nella Vecchia Québec, magari a carnevale, vale veramente la spesa, perchè è come fare un viaggio a ritroso nel tempo di duecento anni in un luogo dall’atmosfera estremamente rilassante. È la città più affascinante del Nord America: un centro urbano di 400 anni con tanti interessanti negozi, ottimi ristoranti e caffé, bellissimi edifici e strade ciottolate.
Fondata dall’esploratore francese Champlain all’inizio del XVII secolo, è l’unica città dell’America settentrionale ad aver conservato i terrapieni, i numerosi bastioni, le porte e le opere difensive che circondano ancora la Vecchia Québec. La Città Alta, costruita su un rilievo, è tuttora il centro religioso e amministrativo con le sue chiese, conventi e altri monumenti quali il Dauphine Redoubt, la Cittadella e il Château Frontenac. Insieme alla Città Bassa e ai suoi antichi quartieri, forma un insieme urbano che resta uno dei migliori esempi di città coloniale fortificata. La città vecchia (Vieux Québec) è l'unico insediamento americano a nord del Canada a conservare tuttora una cinta di mura e Québec, nel suo insieme, presenta un sapore francese e più in generale europeo che la rende unica nel panorama delle grandi città canadesi e nordamericane.
L'edificio più famoso di Québec è indubbiamente lo Chateau Frontenac, un hotel con un'architettura fiabesca che sorge sulla terrasse Dufferin, un viale pedonale che sorge praticamente sulle mura della rocca e che offre delle belle viste sul sottostante San Lorenzo. Andando verso monte lungo la terrasse Dufferin si giunge alla Citadelle, una fortificazione che separa la città vecchia dal parco della piana di Abraham, che sorge nel luogo ove si svolse la battaglia del 1759 fra inglesi e francesi.
All'altezza della Citadelle le mura si staccano dal declivio che scende verso il San Lorenzo, e sorgono in un tratto pianeggiante in cui sono particolarmente evidenti. All'esterno di una delle porte della città vecchia sorge l'edificio dell'Assemblea Nazionale del Québec, l'assemblea legislativa della provincia.
All'interno della città vecchia sorge invece la cattedrale di Notre Dame de Québec, sede dell'arcivescovo, che è anche il primate della Chiesa cattolica canadese.
La città alta è collegata da ripide stradine, da scalinate e da una funicolare alla città bassa, che sorge sulle rive del San Lorenzo e specialmente a nord, in direzione del S. Charles, dove il terreno è più pianeggiante. Fra le sue attrattive vi sono la rue du Petit Champlain, nota come la strada più stretta dell'America settentrionale, ed il pittoresco quartiere in cui sorge, il porto e l'attracco del traghetto per Laval, la Place Royale, la chiesa di Notre Dame des Victoires, il Museo della Civilizzazione ed infine la pittoresca stazione ferroviaria (gare du Palais). Québec è famosa per il suo carnevale invernale e per la celebrazione di S. Giovanni il Battista.
Nelle vicinanze della città meritano una visita le cascate di Montmorency e la bucolica isola di Orléans; entrambe si possono scorgere dalla terrazza Dufferin.
Anche la gastronomia locale ha mantenuto caratteristiche tipicamente francesi.
Québec è servita dall'Aeroporto Internazionale Jean Lesage, situato nel distretto di Sainte-Foy-Sillery. La città è anche un porto abbastanza importante sul San Lorenzo.

giovedì 11 novembre 2010

Pneumatici invernali, non solo in caso di neve

A Milano, il consiglio comunale ha approvato una delibera per cui in città dal 15 novembre prossimo bisognerà circolare con pneumatici invernali adatti per la neve o con catene a bordo.
Poichè lo pneumatico costituisce il solo punto di contatto tra il veicolo e il suolo: se è usurato, lesionato o semplicemente gonfiato in maniera non corretta, può determinare comportamenti anomali del veicolo, soprattutto durante la brutta stagione. La gomma di tipo invernale non è utile soltanto con la neve, ma può contribuire ad innalzare sensibilmente i livelli di sicurezza stradale anche con la pioggia o con il freddo. Scopriamo insieme come.
Con l’arrivo della stagione fredda, la circolazione diventa più difficile ed i rischi aumentano. In caso di strade bagnate, scivolose, brinate e/o ghiacciate un aiuto per migliorare la sicurezza del viaggio e dunque dei passeggeri viene dall’utilizzo di pneumatici invernali, detti anche "termici" o "da neve".
Come funzionano? Grazie alla particolare composizione delle loro mescole (la silice, che si scalda velocemente) ed al disegno del battistrada (costituito da una fitta rete di lamelle), intrappolano la neve, la pioggia, il ghiaccio, ancorando la gomma alla superficie stradale. Il risultato è la maggiore aderenza.
Un esempio: con la pioggia, in un'auto che marcia a 90 km/h, con uno pneumatico invernale lo spazio di frenata è ridotto del 15%, cioè alcuni metri di meno. Con la neve, viaggiando a 40 km/h, lo spazio di frenata si riduce addirittura della metà. Sono metri di strada che possono fare la differenza tra tamponare l'auto davanti e proseguire incolumi la marcia.
Quando utilizzarli? Questi pneumatici sono stati progettati per viaggiare durante tutto il periodo invernale, ovvero quando la temperatura scende al di sotto dei 7°, quindi in tutte le condizioni tipiche della stagione fredda, non solo gelo, ghiaccio e neve, ma anche pioggia. Ecco perché, a certe latitudini, li si monta già dal mese di ottobre.
Fra l'altro l’articolo 122 del Regolamento di esecuzione e di attuazione del Nuovo Codice della Strada al comma 8 conferma l'equivalenza tra pneumatici invernali e catene: “Il segnale CATENE PER NEVE OBBLIGATORIE (FIG.II.87) deve essere usato per indicare l’obbligo di circolazione, a partire dal punto di impianto del segnale, con catene da neve o con pneumatici da neve." Si legga anche la risposta fornita dalla Polizia Stradale in merito a questa equivalenza (domanda 2097).
Con gomme di questo genere, dunque, se ci sorprende una nevicata, possiamo proseguire la marcia in sicurezza, evitando tra l'altro di fermare il veicolo sul margine della strada per affrontare il faticoso montaggio delle catene.

Rinnovo patente low cost

Dopo un certo numero di anni, che variano secondo l'età anagrafica del titolare, è necessario provvedere al rinnovo della patente di guida. Di norma, la patente di guida, classe B, è valida 10 anni; dopo i 50 anni, resta valida 5 anni; dopo i 75 anni, 3 anni. Ma per dissipare qualunque dubbio, è sufficiente verificare la data di scadenza sul proprio documento. Per rinnovarla, è bene scegliere se avvalersi del servizio completo offerto da un' agenzia di pratiche automobilistiche, meglio informarsi prima per costi e tempi, oppure svolgere tutto in autonomia, risparmiando anche il 70% della spesa.
In questo caso ecco la procedura consigliata dal sito del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (alla pagina dedicata alla patente di guida):
* Effettuare una visita medica presso una delle autorità sanitarie previste dall’art. 119 del Codice della strada, con modalità e costi diversi a seconda della struttura medica e della categoria di patente da rinnovare.
* Al momento della visita è necessario portare l’attestazione del versamento di € 9,00 sul c/c 9001 (bollettino prestampato in distribuzione presso gli uffici postali e gli uffici motorizzazione) ed una marca da bollo di € 14,62.
* Se la visita ha esito positivo, il medico rilascia all’interessato il certificato medico con la marca da bollo e invia comunicazione della conferma di validità al Ministero dei Trasporti.
Successivamente il ministero spedisce al domicilio dell'interessato un tagliando adesivo che attesta la validità della patente di guida. Il tagliando deve essere applicato sul documento. Per avere informazioni sullo stato della pratica è possibile contattare il numero verde 800 232323.
Per quanto riguarda la visita medica ci si può rivolgere al Centro di prenotazione visite della propria ASL. Ad evitare eventuali tempi di attesa piuttosto lunghi, è bene prenotare la visita con qualche mese di anticipo per essere sicuri di poterla effettuare per tempo.
Da oggi è in vigore una stretta per chi vuole prendere la patente: niente foglio rosa se non si sostiene un esame a quiz. La nuova disposizione contenuta nelle modifiche al codice della strada, approvate prima dell'esodo di agosto, scatta da oggi 11 novembre. Le disposizioni di attuazione sono contenute in una circolare del Ministero dei Trasporti dello scorso 5 novembre. D'ora in poi, dunque i principianti che si metteranno alla guida di una vettura hanno sei mesi di tempo per sostenere l'esame dalla data di presentazione della domanda. Entro lo stesso termine non sono consentite più di due prove.
La prova di guida non può essere sostenuta se non è trascorso almeno un mese dal conseguimento del foglio rosa. Inoltre nell'ambito del periodo di validità del foglio rosa è consentito ripetere solo una volta la prova pratica. Il candidato ha disposizione, dunque, sei mesi per il superamento dell'esame di teoria (decorrono dalla presentazione della domanda) e 5 mesi per il superamento della prova pratica che decorrono dal mese successivo alla data di superamento della prova teorica.
Più attenzione anche al possesso dei requisiti psico-fisici per il rilascio del foglio rosa: non può prenotare la prova teorica o quella pratica chi ha presentato una certificazione che scade prima della data dell'esame. Sarà quindi necessario che i candidati presentino una nuova certificazione. La circolare precisa che il certificato ha valore illimitato se non indica una data di scadenza e che la certificazione medica della sussistenza dei requisiti psico-fisici di idoneità alla guida deve avere una data compresa entro i tre mesi precedenti la presentazione della domanda.
Per guidare dopo il rilascio del foglio rosa è necessario apporre una grande «P» (nera su sfondo bianco) nella parte anteriore e posteriore del veicolo, ed essere accompagnati da una persona dotata di patente di guida, di età non superiore ai 60 anni e in possesso, da almeno dieci anni, di una patente B o di categoria superiore (65 anni se la vettura dispone di doppi comandi a pedale almeno per il freno di servizio e per l'innesto a frizione).
Dal prossimo 3 gennaio 2011, poi, cambierà anche l'esame teorico: si dovrà rispondere a 40 domande singole (massimo 4 errori).
Si ricorda che, anche se non è ancora operativa, è stata anche introdotta la cosiddetta "guida accompagnata" per i minori che abbiano compiuto 17 anni e siano titolari di patente A, consentendo loro la guida, senza passeggeri a bordo, solo su veicoli di potenza specifica fino a 55 kw/t, a patto che il minore sia accompagnato da un conducente titolare di patente B da almeno 10 anni, che sia stata rilasciata apposita autorizzazione da parte del ministero, su richiesta del genitore o dell'eventuale rappresentante legale. L'accompagnatore è responsabile del pagamento delle sanzioni pecuniarie in solido con il genitore o chi esercita l'autorità parentale o con il tutore del conducente minorenne. Qualora, poi, il conducente commetta violazioni che portano alla sospensione o alla revoca della patente, al minore viene revocata l'autorizzazione alla guida accompagnata e l'impossibilità di conseguirne di nuovo un'altra. Le medesime sanzioni si applicheranno anche se il minore guida senza accompagnatore. In strada si dovranno rispettare i limiti di velocità previsti per i primi tre anni dal conseguimento della patente: 100 km/h, per le autostrade e 90 km/h, per le strade extraurbane principali. Sul veicolo sarà necessario applicare un contrassegno con le lettere "GA" (guida accompagnata). Ci si potrà esercitare solo dopo avere effettuato un corso pratico di guida in autoscuola della durata di dieci ore, quattro delle quali in autostrada o su strada extraurbana principale e due di notte. Multa di 370 euro e fermo del veicolo per tre mesi se il 17enne guida senza accompagnatore.