sabato 6 novembre 2010

Disgelo tra USA e Cina

Stati Uniti e Cina, oggi, hanno messo la sordina alle critiche sulle rispettive politiche economiche, ma Pechino non ha nascosto la sua preoccupazione per il nuovo QE2 deciso dalla Fed. La moderazione ha dominato i discorsi dopo la riunione di due giorni dei ministri delle Finanze dei paesi del Forum di cooperazione economica Asia (APEC) in Giappone.
Stati Uniti e Cina hanno dato il loro sostegno alla volontà dei paesi industrializzati ed emergenti del G20 per evitare un ciclo di svalutazioni competitive e hanno dichiarato di rimanere attenti a movimenti erratici nei tassi di cambio. Questa riunione dei ministri APEC, tenutasi nella città imperiale di Kyoto, si è svolta dopo una settimana in cui la politica monetaria degli Stati Uniti e la proposta di Washington di fissare una soglia per gli squilibri economici e commerciali hanno dato luogo a numero crescente di critiche da parte di numerosi paesi, tra cui Cina e Germania, le due principali potenze esportatrici del mondo.
Mercoledì la decisione annunciata dalla Fed di iniettare 600 miliardi dollari nell'economia degli Stati Uniti per l'acquisto di titoli del Tesoro onde sostenere la ripresa ha cristallizzato le critiche, Washington è stata accusata di giocare in solitudine con il rischio di provocare stress nell'economia globale.
Eppure il Vice Ministro cinese delle Finanze Wang Jun, aveva dichiarato sabato che un supporto misurato quantitativamente, avrebbe potuto rafforzare l'economia Usa che ha un ruolo importante nella ripresa economica mondiale, ma poi aveva aggiunto: che allo stesso tempo, la politica di allentamento quantitativo aveva già destato preoccupazione tra le nazioni emergenti, e che la Cina avrebbe continuato a seguire da vicino la sua attuazione. Wang, senza citare direttamente gli Stati Uniti, ha messo in guardia il grande risparmio contro i rischi di creazione di liquidità eccessiva. Venerdì scorso, un altro Paese emergente, il Brasile, aveva criticato la decisione della Fed. Henrique Meirelles, governatore della banca centrale aveva giudicato che questa massiccia iniezione di liquidità avrebbe potuto creare bolle speculative in altre parti del mondo. Questo atteggiamento del Brasile, era già noto dal mese di settembre, che lo aveva segnalato quale segno premonitore di una possibile guerra di monete.
Anche il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha dichiarato nel frattempo che la politica monetaria degli Stati Uniti è 'non senso'.
La riunione ministeriale dell'APEC tenutasi a meno di una settimana del vertice dei leader del G20 del 11 e 12 novembre a Seoul ha visto il tentativo del segretario del Tesoro americano, Timothy Geithner di cercare di calmare le acque su un altro tema controverso, originato dagli Stati Uniti: la proposta avanzata il mese scorso di fissare una soglia quantificata in percentuale del Pil, su deficit e surplus delle partite correnti, e criticato Pechino per essere tornata ad un intramontabile pianificazione centrale.
"E' molto difficile ridurre una questione molto complicata da un singolo numero o un semplice indicatore', ha detto Geithner confutando essere guidato dal desiderio di ottenere immediate soglie rigide. "Quello che abbiamo proposto al G20 e ne abbiamo parlato anche oggi, è di pensare a come costruire un quadro di cooperazione che riduca il rischio di una futura crescita messa in pericolo dalla rinascita di grandi squilibri esterni.
"Non abbiamo parlato con cifre dettagliate oggi, ma abbiamo deciso di proseguire la discussione in modo più specifico", ha confermato il suo omologo giapponese, Yoshihiko Noda.

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