mercoledì 23 dicembre 2009

Economia. Nuovi spazi per l’Europa


Il risultato non eccellente della riunione dell’ONU sul clima di Copenaghen ha evidenziato la creazione di una direzione del mondo a geometria variabile, che però evidenzia la presenza sempre più incisiva di nuovi protagonisti a livello internazionale come la Cina. l’India e il Brasile. Sempre più spesso si trovano sigle nuove come G2, G4 che riprendono il numero dei” players” in campo e una perdita di incisività della UE. In questi giorni sui giornali si da un grande risalto al protagonismo dei paesi africani e alle loro risorse petrolifere. Con la riunione di fine aprile a Barcellona, dopo 7 anni di lavoro e 9 mln di € di spesa, 5 paesi europei che si affacciano sulla sponda nord del mediterraneo Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Grecia e 5 paesi della sponda nord africana, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto hanno dato il via alla nascita di “Euromed-marchè” con sede a Parigi, e possibile spostamento della sede in una città del sud Italia , che ha l’obbiettivo di adottare tutte quelle misure per sostenere una zona di libero scambio. Mentre al momento attuale altri paesi si muovono per aderire velocemente a questa zona, nuovi concorrenti-investitori, come i paesi del Golfo, si sono affacciati alla ribalta con investimenti che negli ultimi 5 anni hanno raggiunto la cifra di 70 mld di € in tutta la fascia sud del Mediterraneo partendo dai paesi del Maghreb sino al Libano e alla Siria, compresi Cipro, Malta e Israele. Praticamente investendo in tutti i settori, dalla banche alle infrastrutture, dalla logistica alla fabbriche. Anche l’UE ha fatto la sua parte, sia pure investendo in ordine sparso. La cifra va triplicata mettendo nel conto gl’investimenti europei già effettuati, con alcune accelerazioni previste dai nuovi accordi che l’Italia ha siglato soprattutto con Libia, Egitto e Algeria. L’acquisizioni e il trasporto di quantità di petrolio e gas, mediante nuovi oleodotti che collegheranno le due sponde del Mediterraneo, svilupperà ancor di più i legami commerciali in atto. Alle spalle di questi paesi della prima fascia ci sono altri paesi che hanno grandi giacimenti di petrolio. L’Angola, che solo negli ultimi 20 anni, nonostante la guerriglia, ha scoperto nuovi giacimenti che gli hanno consentito di conquistare con 1,8 mgb di petrolio al giorno il primo posto nella classifica dei produttori africani con possibilità d’incremento del 30% nei prossimi 2 anni. Poi c’è la Nigeria, con i 2 mbg, incrementabili di 1 mgb, guerriglia della zona delta del Niger permettendo. Il Ghana, una paese forte di un governo democratico efficiente, già grande esportatore di cacao, metterà in produzione Jubilee, una giacimento off-shore dal prossimo anno. La Sierra Leone, la Liberia e la Costa d’Avorio, hanno scoperto di recente di avere off-shore giacimenti ricchi di petrolio da mettere in produzione nel giro di 2/3 anni. Sono tutte realtà che se saranno capaci di utilizzare al meglio le risorse a favore delle condizioni di vita delle loro popolazioni, potranno essere i nuovi partners di una Europa coesa nel guardare al sud del mondo, e fermare le ondate di emigrazioni, con il miglioramento delle condizioni di vita locale


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