domenica 6 dicembre 2009

Copenaghen. Inizia il confronto sul clima


Che il 2009 era stato scelto dalle Nazioni Unite come l’Anno del Clima, si sapeva da un pezzo. Meno certezza invece si ha sul finale della Conferenza delle Nazioni Unite che si terrà a giorni a Copenaghen. Interessi contrapposti tra paesi produttori di prodotti energetici fossili, voglia di bruciare i tempi della propria crescita economica da parte di paesi che oggi si affacciano sull’agone del mondo industriale, rende difficile la navigazione verso un risultato che freni o mitighi la percentuale di cambiamenti climatici imputabili all’uomo e alle sue scelte. Alcuni sconvolgimenti climatici avutisi in varie parti del mondo come l’intensificazione di uragani non solo nelle zone caraibiche, ma anche in altri parti del mondo insieme ad alluvioni con frequenza e intensità inusuale come in Cina, Vietnam, India e tutta la zona dell’estremo oriente, sembra che stiano convincendo la maggioranza dei paesi che producono CO2 a intraprendere azioni positive. Partendo dal fatto che non è possibile cambiare tutto e subito, alcune strade si dovranno percorrere. Nel settore trasporti la riconversione dei mezzi di trasporto a benzina o a gasolio con un maggior uso di mezzi a trazione elettrica e a gas possono dare un primo aiuto. L’energia solare e quella fotovoltaica incomincia ad espandersi, anche grazie agli incentivi erogati dai vari paesi, stanno guadagnando punti percentuali sostanziosi nel campo del riscaldamento degli edifici per abitazioni e piccole industrie. Un aumento della produzione di energia nucleare, fatte le debite scelte di sicurezza, alla luce dello sviluppo tecnologico odierno, possono dare un contributo significativo nell’arco di un decennio, con abbattimenti nell’ordine del 30% nell’emissione dei gas-serra. Altri guadagni indiretti si possono avere dalla minor esposizione dei paesi importatori di petrolio ad atti terroristici contro le infrastrutture e depositi, più un una migliore difesa nel campo economico dalle incursioni speculative sul prezzo del petrolio . Anche i paesi poveri dell’Africa, dell’America Latina, e di tutte quelle parti del mondo che usano poco i combustibili fossili hanno molto da guadagnare dall’acquisizione di tecnologia alternativa e dai trasferimenti dei fondi per aiutare una minore deforestazione, e difendere meglio il proprio patrimonio forestale.

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