sabato 31 ottobre 2009

Exit strategy

La ripresa economica, anche se non seguita a ruota dalla ripresa occupazionale, incomincia a preoccupare alcuni governi e le rispettive banche centrali, per la loro carica inflazionistica. Il 24 agosto la Banca centrale di Israele ha aumentato il tasso di sconto dallo 0,5% al 0,75%. Il 6 ottobre l'Australia dal 3% al 3,25%, il 28 ottobre la Norvegia dall'1,25% all' 1,50%. Altri segnali arrivano dal Giappone con la decisione presa dalla BOJ che ha reso noto che da fine anno non comprerà più obbligazioni societarie e commercial papier e che da marzo 2010 non offrirà prestiti a un tasso agevolato dello 0,1%. Tutte queste misure sono palesemente segnali di fine sostegno al corporate finance in vista dell'esaurimento della crisi. Altri segnali, che possono sembrare slegati da questi singoli provvedimenti, ma che avranno la loro forte influenza sul rilancio dell'economia europea sono alcune decisioni politiche prese in questi giorni a Bruxelles e che faranno sentire i loro effetti nel primo semestre del 2010. La partenza di un governo europeo dal 1 gennaio 2010 con un presidente che rimane in carica 2 anni e mezzo, rieleggibile per un ugual periodo. Un unico rappresentante per la politica estera dell'Unione comunitaria. Con effetti, invece, più lontano nel tempo un mercato unico dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Quest'area decisa nel 1995 con l'accordo di Barcellona dovrebbe concludersi nel 2010 con uno spazio di libero scambio che include paesi come l'Algeria, la Libia, il Libano e Israele, che già hanno visto in questi 15 anni incrementare i loro scambi con la UE dal 300% al 400%. L'impasse di questi anni e quindi il rallentamento dl processo è dovuto anche al fatto che la UE è stata fortemente impegnata nel processo di razionalizzazione al suo interno, problema che con gli ultimi accordi sembrano essere stati superati. In questa ottica l'auspicio rilanciato dalla presidente dei giovani imprenditori, Federica Guidi nel convegno che si sta tenendo a Capri è una cartina di tornasole che una grande zona franca, senza barriere doganali a sud dell'Europa è una buona leva per il rilancio del nostro Mezzogiorno.

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